È un grande dono poter decidere, votare: metà del mondo non lo può fare
Dobbiamo fare uno sforzo per sfuggire al livello propagandistico di queste elezioni e non cadere nella duplice trappola: “sono tutti uguali, tanto vale non votare”, oppure: “chi ho votato l’altra volta non mi ha soddisfatto, voto il suo opposto”. Prima di tutto vale riflettere al fatto che viviamo da 74 anni in pace, un periodo incredibile, se guardiamo all’Ottocento o alla prima metà del Novecento.
Poi che il secolo scorso ci ha dato le peggiori dittature: il comunismo, il fascismo e il nazismo; con esse l’appiattimento, la perdita della libertà, la follia di mettere il destino dei popoli nelle mani di fanatici sanguinari. E poi è venuta la pace, la libertà, la democrazia, la ricerca della uguaglianza nelle opportunità.
Nemici secolari hanno posato le armi e faticosamente ma tenacemente hanno iniziato a collaborare. Piccoli staterelli si sono uniti, è sorta il 25 marzo 1957 col trattato di Roma la Comunità europea. Sembra tutto naturale, muoversi senza passaporto, non dover cambiare la valuta a ogni dogana e anzi chiudere le dogane, far girare liberamente persone, idee e merci.
Ma sta diminuendo la consapevolezza che le conquiste devono essere continuamente sentite, difese, sostenute, altrimenti c’è il rischio di perderle. Nella povertà c’era la solidarietà, la cooperazione, l’altruismo; nel benessere cresce l’egoismo, il disprezzo e purtroppo l’odio. Tolte le barriere tra noi, qualcuno le vuole alzare per gli altri.
Dobbiamo votare per il bene comune, per il futuro, per la speranza. Importantissimo il voto europeo, per la pace, la libertà e lo sviluppo. Qui ci sono i grandi valori e progetti.
Concreto il voto regionale, in cui rischiamo di esser sempre più periferici per la sanità, i trasporti, le infrastrutture. Ci vuole molta buona volontà, perché gli esempi dei politici non sono stati sempre sufficientemente positivi.
A livello locale, nelle varie opzioni, dobbiamo individuare competenze, onestà e impegno democratico per il bene comune; confermare chi ha operato bene, bocciare chi non è stato all’altezza e dare sempre una parte di rinnovamento con le nuove generazioni. Abbiamo problemi gravissimi: il crollo delle nascite, la crisi del lavoro, i disagi della vecchiaia, la fragilità delle famiglie… Non accontentiamoci dei sorrisi e degli slogan. Non confondiamo le promesse con i progetti, mettiamo insieme l’esperienza e l’entusiasmo. È un grande dono poter decidere, votare: metà del mondo non lo può fare.
Paolo Busto, direttore “La Vita Casalese” (Casale Monferrato)