Un appello a tutti i credenti di ogni fede e religione a vaccinarsi il prima possibile contro il Covid-19, a rispettare le regole di prevenzione e a pregare per i medici e per chi è in prima linea nella lotta contro il Coronavirus, per chi è stato contagiato e per chi è malato: a lanciarlo ieri da Gerusalemme sono stati i leader religiosi (rabbini, imam, patriarchi e poi esponenti Drusi e Baha’ì) della Città Santa ricevuti dal presidente di Israele, Isaac Herzog, nella sua residenza.
Per i cattolici erano presenti il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, e mons. Yousef Matta, arcivescovo melchita di Acri, Haifa, Nazaret e Galilea. Un appello congiunto nel quale i leader religiosi sottolineano come “il virus colpisca indistintamente uomini e donne indipendentemente dalla loro religione, razza o nazionalità” e ribadiscono “il ruolo importante che le religioni possono giocare per dare stabilità, conforto, guida e speranza ai fedeli e alle comunità”.
Ancora di più adesso che “questa peste”, così nell’appello viene definito il virus, “dopo aver infettato milioni di persone sta provocando una gravissima crisi economica e sociale con enormi danni a livello mentale ed educativo nella popolazione”. Da qui l’impegno delle religioni “per debellare la peste, proteggere e santificare il dono della vita e della salute”. I leader religiosi denunciano che ad oggi “è stato vaccinato solo il 30% circa della popolazione globale.
I Paesi in via di sviluppo non sono riusciti a ottenere una vaccinazione significativa della loro popolazione a causa di problemi logistici ed economici”. Come leader religiosi, conclude l’appello, “ribadiamo il nostro impegno nella lotta al Covid-19, accogliamo con favore qualsiasi iniziativa di assistenza medica e di consulenza professionale e religiosa, volta a favorire la più ampia cooperazione interreligiosa e internazionale nella lotta contro il virus”.
Agensir
(Foto Amb. Israele presso Santa Sede)