Dilexit nos. Sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo è l’ultima enciclica di papa Francesco pubblicata il 24 ottobre scorso durante le celebrazioni per il 350° della prima manifestazione del Sacro Cuore di Gesù nel 1673 a santa Margherita Maria Alacoque. «Ci ha amati» (Rom 8,37) e nulla «potrà mai separarci» (8,39): «Il suo cuore aperto ci precede e ci aspetta senza condizioni, senza pretendere alcun requisito previo per poterci amare e per offrirci la sua amicizia: ci ha amati per primo e grazie a lui abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi» (1Gv 4,16). In una breve introduzione e 5 capitoli, l’enciclica raccoglie le preziose riflessioni del magistero e di una lunga storia per riproporre alla Chiesa questo culto carico di bellezza spirituale.
La società sta perdendo il cuore a causa di un individualismo malsano. Tutto si gioca nel cuore è la tesi controcorrente, in una società di consumatori seriali che vivono alla giornata, dominati dai ritmi e dai rumori della tecnologia. In ultima analisi, “io sono il mio cuore”, il solo capace di unificare e armonizzare la storia personale, che sembra frammentata in mille pezzi, ma dove tutto può avere un senso. Invece l’anti-cuore è una società sempre più dominata dal narcisismo e dall’autoreferenzialità. Nell’era dell’intelligenza artificiale non possiamo dimenticare che per salvare l’umano sono necessari la poesia e l’amore.
Più di ogni altra cosa papa Francesco ricorda che la devozione al Cuore di Gesù è essenziale alla vita cristiana: «Il Sacro Cuore è una sintesi del vangelo. Anche la Chiesa ha bisogno di questo sacratissimo Cuore, per non sostituire l’amore di Cristo con strutture caduche, ossessioni di altri tempi, adorazione della propria mentalità, fanatismi di ogni genere che finiscono per prendere il posto dell’amore gratuito di Dio che libera e vivifica».
Recuperare la devozione al Sacro Cuore è qualcosa di importante e bello e il papa, parlando del Sacro Cuore ci ha messo il cuore, ha messo sé stesso.