Papa a Loreto: i giovani alla scuola di Maria

Dieci minuti in preghiera, da solo, in silenzio, come un pellegrino qualsiasi, seduto davanti alla Statua della Madonna e all’altare che celebra il Mistero dell’Annunciazione. È il primo atto della visita del Papa a Loreto, che per un giorno è diventata “capitale mondiale” dei giovani grazie alla firma dell’esortazione apostolica, dal titolo “Christus vivit”, a conclusione del Sinodo dedicato ai giovani. All’interno della Santa Casa, alle 10.15 circa, Papa Francesco ha posto la sua firma sul documento che verrà presentato il 2 aprile anche alla stampa.

Poi ha reso omaggio con una Rosa d’oro a Maria e ha “affidato” la copia appena firmata al vescovo, mons. Fabio Dal Cin, presente con il rettore del Santuario, padre Franco Carollo, alla Messa celebrata in privato poco prima: nessun Pontefice lo aveva fatto, negli ultimi 162 anni. Subito dopo, l’incontro di Francesco con la comunità dei Frati Cappuccini, custodi della basilica dal 1934. All’esterno della Santa Casa, tra i banchi del santuario lo aspettavano i malati, tra cui un gruppo della pastorale dei sordi delle Marche. All’esterno della basilica, invece, lo attendevano i fedeli e i cittadini di Loreto.

La Santa Casa è la casa dei giovani perché qui Maria, la giovane piena di grazia, “continua a parlare alle nuove generazioni, accompagnando ciascuno nella ricerca della propria vocazione”. E proprio da questo speciale legame tra Loreto e i giovani è nato il desiderio – rivela Francesco – di firmare qui l’esortazione apostolica frutto del Sinodo a loro dedicato.
Nell’evento dell’Annunciazione – spiega il Papa – appare la dinamica della vocazione espressa nei tre momenti che hanno scandito il Sinodo: ascolto della Parola-progetto di Dio; discernimento; decisione”. Dio è sempre il primo a prendere l’iniziativa, ricorda Francesco a proposito del primo momento, quello dell’ascolto: la sua voce, però, “non si riconosce nel frastuono e nell’agitazione”, né rimanendo in superficie, “ma scendendo a un livello più profondo, dove agiscono le forze morali e spirituali. È lì che Maria invita i giovani a scendere e a sintonizzarsi con l’azione di Dio”. Il discernimento ci aiuta invece, come ha fatto Maria, a “scoprire le sorprese di Dio”, cioè a “cogliere tutte le esigenze del progetto di Dio sulla sua vita, a conoscerlo nelle sue sfaccettature”. La decisione è, infine, la risposta di Maria all’angelo: “Avvenga per me secondo la tua parola”. Maria è il modello di ogni vocazione e l’ispiratrice di ogni pastorale vocazionale.

La Casa di Maria è anche la casa della famiglia, prosegue il Papa a proposito della missione essenziale della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Ogni famiglia, nella Santa Casa, “trova accoglienza, ispirazione a vivere la propria identità”. Famiglia e giovani “non possono essere due settori paralleli della pastorale, ma devono camminare strettamene uniti”.
La Casa di Maria è la casa dei malati, che “devono essere accolti dentro la famiglia”, il terzo affresco: “Per favore, non cadete in quella cultura dello scarto che viene proposta dalle molteplici colonizzazioni ideologiche che oggi ci attaccano”, l’invito a braccio. “Portare il Vangelo della pace e della vita ai nostri contemporanei spesso distratti, presi dagli interessi terreni o immersi in un clima di aridità spirituale”, la consegna finale.


di Michela Nicolais (Agensir)