Anno 132 - Maggio 2020Scopri di più
Quel ramo d’ulivo portato dalla colomba
Lorenzo Brunazzo
È comparsa fugacemente sui mezzi d’informazione, subito cancellata da ben più tragiche notizie, come è stata subito fermata, per il dilagare della pandemia, la marcia del fuoco olimpico verso i Giochi giapponesi. Ma forse qualcuno avrà notato che nella cerimonia d’accensione della torcia nell’antica Olimpia le fanciulle biancovestite reggevano in mano un ramoscello d’ulivo. Era questo infatti, ed è ancora oggi, uno dei simboli delle Olimpiadi, segno di pace e fratellanza perché durante i Giochi ogni ostilità tra i greci doveva essere sospesa. Nelle Olimpiadi antiche il capo dei vincitori veniva cinto di una corona di olivi selvatici di Olimpia, sacri a Zeus. Naturalmente anche la Bibbia dà ampio spazio simbolico all’ulivo, la cui coltivazione e “domesticazione” ebbe origine seimila anni fa nelle belle terre di Giordania e di Siria, oggi tanto martoriate: era considerato, insieme all’uva e al grano, bene indispensabile, sinonimo di prosperità; il suo legno quasi incorruttibile è usato per l’edilizia sacra; l’olio è indispensabile come cibo, illuminazione, cura. Oggi, e vale la pena di ricordarlo in un anno che resterà segnato dal dilagare di nuovi morbi, anche l’ulivo è minacciato da una grave malattia, che impone l’abbattimento diffuso di piante secolari. Certezze antiche lasciano spazio a…
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