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Amò far correre il Vangelo

suor Marzia Ceschia

Dal 24 al 26 gennaio 2025 si svolge a Roma il Giubileo del mondo della comunicazione, che coinvolge diverse figure professionali: giornalisti, operatori dei media, dirigenti e direttori di testata, videomaker, grafici, tecnici audio e video, tipografi, informatici… Vogliamo allora soffermare la nostra attenzione su un testimone particolarmente rappresentativo di questo importante e delicato ambito di informazione e formazione: il beato Giacomo Alberione (1884-1971), fondatore della Famiglia paolina. Nasce a San Lorenzo di Fossano (Cuneo), quinto di sette figli, da una famiglia contadina profondamente cristiana. La sua è una vocazione radicata già nei tempi dell’infanzia. A 16 anni è accolto nel Seminario di Alba. Il 31 dicembre, a cavallo della notte che introduceva nel 1900, durante un tempo prolungato di preghiera dinanzi al Santissimo Sacramento ha una prima luce sulla sua peculiare missione, quella di prepararsi a servire la Chiesa e gli uomini del nuovo secolo. Portati a termine gli studi di filosofia e teologia, nel 1907 è ordinato sacerdote.

Dopo un tempo di servizio pastorale, svolgerà i servizi di insegnante e padre spirituale dei seminaristi presso il seminario di Alba, portando a chiarezza nel frattempo la fisionomia della sua vocazione: diffondere il Vangelo usando i nuovi mezzi che il progresso umano metteva a disposizione, avvalendosi della collaborazione di figure professionali adeguate, ma che fossero religiosi e religiose. Il 20 agosto 1914 dà l’avvio alla “Famiglia paolina”, nella quale convergono vocazioni maschili e femminili, anche laicali, e che si ramificherà in ben dieci istituzioni dedite all’evangelizzazione. Guide di ciascun membro sono Gesù Maestro – avendo quale riferimento l’esperienza dell’apostolo Paolo – e la Madre di Dio, venerata come Maria Regina degli Apostoli.

Don Giacomo promuove la stampa di edizioni popolari della Bibbia e di numerosi periodici per la formazione cristiana: già nel 1912 inizia la pubblicazione della rivista Vita pastorale per i parroci; dal 1921 è pubblicato il foglio liturgico-catechetico La Domenica; dal 1931 è data alle stampe la nota rivista Famiglia cristiana destinata alle famiglie e molte altre riviste ancora per la formazione liturgica, catechetica, mariana, fino a Il Giornalino pensato per i più piccoli. Non manca un’attenzione anche al settore cinematografico e discografico. Il 28 giugno 1969 Paolo VI nel discorso ai partecipanti al capitolo generale della Pia Società San Paolo, esprime in questi termini la stima per la sua personalità: «Nel nome di Cristo, Noi lo ringraziamo e lo benediciamo. Eccolo: umile, silenzioso, instancabile, sempre vigile, sempre raccolto nei suoi pensieri, che corrono dalla preghiera all’opera (secondo la formula tradizionale: “ora et labora”), sempre intento a scrutare i “segni dei tempi”, cioè le più geniali forme di arrivare alle anime, il nostro Don Alberione ha dato alla Chiesa nuovi strumenti per esprimersi, nuovi mezzi per dare vigore e ampiezza al suo apostolato, nuova capacità e nuova coscienza della validità e della possibilità della sua missione nel mondo moderno e con mezzi moderni. Lasci, caro Don Alberione, che il Papa goda di codesta lunga, fedele e indefessa fatica e dei frutti da essa prodotti a gloria di Dio e a bene della Chiesa; lasci che i suoi figli godano con Noi e che oggi le esprimano, come forse non mai, la loro affezione e la loro promessa di perseverare nell’opera intrapresa».

Don Alberione muore a Roma il 26 novembre 1971 (giorno scelto per la sua memoria liturgica). San Giovanni Paolo II l’ha proclamato beato domenica 27 aprile 2003. La sua esperienza ripropone, forse oggi in modo ancora più urgente, l’importanza di apostoli che sappiano intercettare gli spazi della comunicazione e del dialogo, abitandoli con il messaggio evangelico, accompagnando parole e immagini con una radicale coerenza di vita.