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sant antonio OTTOBRE 2024
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Autunno, non solo foglie

suor Anna Maria Borghi

autunno

Nel nostro percorso tra vizi e virtù Antonio ci suggerisce un’immagine – per altro tipica della stagione in corso – che ci mette in guardia da uno di essi: «alberi autunnali, infruttuosi, sono gli avari, che occupano inutilmente la terra (cf. Lc 13,7): il Signore li maledice come fece con l’albero nel quale non trovò frutto (cf. Mc 11,21). […] L’autunno è chiamato così da tempestas (bufera): in autunno cadono le foglie. Gli avari sono alberi autunnali, i quali, quando sopraggiunge la bufera della morte, saranno spogliati delle foglie delle ricchezze, delle quali adorni e ricoperti incedevano solenni».

Il linguaggio è forse un po’ distante dalla nostra sensibilità, eppure la descrizione dell’avarizia come un indebito sfruttamento del terreno dice una profonda sapienza della vita, che è data certamente in dono, ma un dono – potremmo dire – incompiuto, un dono che chiede di essere “impiegato” perché giunga al proprio compimento. Le sole foglie non bastano! Anzi, al sopraggiungere della “bufera della morte” si palesa la loro inconsistente insufficienza: anche senza attendere la morte definitiva, nessuna ricchezza conserva valore davanti a ciò che davvero conta e persiste della vita.

E allora che fare? Come arginare la beffa dell’avarizia, che fa apparire «solenni» quando si è in realtà spogli? Quale la via della fecondità, del «molto frutto» (Gv 15,8) auspicato dal Padre? Sant’Antonio prospetta la generosità come contraltare dell’avarizia. Essa è frutto dello Spirito, esito che procede quindi dall’opera di un Altro in noi: «frutti dello Spirito sono: […] la benignità, vale a dire la generosità nelle cose: benigno vuol dire disposto a fare il bene o bene infiammato (dal latino: bene ignitus) di zelo».

Il Santo sembra suggerirci che non è sufficiente compiere il bene: occorre disporsi a esso con entusiasmo, con passione, con una misura in qualche modo eccedente, generosa appunto! Se l’avarizia sfrutta il terreno, cioè ne sottrae il frutto, rivestendosi solo dell’apparenza delle foglie, la generosità invece adempie pienamente il compito dell’opera dello Spirito in noi che ci rende figli. E in effetti in un altro passaggio dei Sermoni sant’Antonio, a commento dell’invito a chiedere al Padre nella preghiera (Lc 11,9), riconosce che «generoso sarà Dio, il quale […] dà nella più larga misura quanto gli si domanda. […] Dà una grande speranza colui che non inganna con la sua promessa».

Azione di un Altro che in noi diviene “efficace”… che si palesa inabitandoci con la sua stessa linfa, generatrice di vita, secondo una misura che non ha misura, ben eccedente rispetto alla nostra stessa aspettativa. Trattenere avidamente i beni pensando di conservarci così in vita o disporsi a condividerli perché circoli vita, proprio come ci abilita lo Spirito del Figlio in noi, non sono solamente l’alternativa tra il vizio e la virtù, ma la possibilità di adempiere pienamente la vocazione di figli a cui ciascuno è chiamato!

Sia allora questo tempo autunnale un momento propizio per valutare le nostre scelte, per orientarle verso una generosa condivisione, perché ci sia dato di assomigliare al Padre generoso e prodigo di vita e godere la beatitudine che lo stesso Antonio riconosce scrivendo: «Fortunato quell’albero che produce tali frutti! Fortunata quell’anima che si nutre di tali frutti!».