Anno 133 - Luglio-Agosto 2021Scopri di più
Che bello saper dire: grazie!
fr. Antonio Ramina
Esprimere gratitudine non è semplicemente un atto di buona educazione, ma è una sorta di “cartina di tornasole”, un prezioso “indice” di maturità relazionale e spirituale in grado di rivelare molte cose di una persona. Innanzitutto essere capaci di gratitudine è un segno di realistica umiltà nel guardare a se stessi.
Significa infatti saper riconoscere che da soli non possiamo farcela, che nessuno di noi potrà mai vivere serenamente se si affanna ad arrangiarsi sempre in tutto. Saper chiedere aiuto, consapevoli della propria limitatezza e precarietà è già una forma di gratitudine “in atto”. Non c’è bisogno di cercare molto, nei Sermoni di Sant’Antonio, per trovare riflessioni che ci parlino di quanto sia importante oltrepassare il limite della propria autosufficienza, per domandare aiuto agli altri, a Dio innanzitutto.
Il Santo tra l’altro, con grande finezza, osserva: «Il ringraziamento consiste nel comprendere e nel riconoscere la grazia di Dio e la sua volontà salvifica, nel continuo e instancabile orientamento a Dio». Utilizza due verbi importanti: comprendere e riconoscere, in riferimento all’agire di Dio. È questa la persuasione che Antonio custodisce nel cuore: Dio è colui che vuole, innanzitutto e con tutto se stesso, che noi siamo salvi, che siamo “al sicuro”: questa è la salvezza!
Essere messi al riparo del suo amore ed essere felici di un Dio così. E tutto ciò che il Signore compie affinché noi scopriamo il suo volto buono e simpatico nei nostri confronti è “grazia”. Facile rendersene conto? No! Talvolta siamo impauriti o immersi – e dispersi – nelle cose che facciamo; e perdiamo di vista il fatto che siamo sempre guardati con tale volontà di bene dal Signore. Ecco perché il primo verbo importante è “riconoscere”: renderci conto che non siamo soli!
Aprire gli occhi su questa realtà spesso discreta, mai spettacolare e rumorosa: Dio ci è accanto! E a partire dal “riconoscere” può scattare la “riconoscenza”, la gratitudine piena di benedizione! Oltre a riconoscere, Sant’Antonio sottolinea anche il “comprendere” e afferma che il ringraziamento implica anche questo. Comprendere significa andare in profondità, oltre a ciò che è immediatamente verificabile.
Infatti Dio agisce così: lascia tracce di luce e di bellezza nella nostra vita, ma spesso ce ne accorgiamo dopo; e allora è importante saper rileggere la propria vita, per “comprendere” ciò che è accaduto, per farlo entrare in profondità, quasi a mettere da parte un buon tesoro di memorie preziose per la nostra vita. Nessun futuro ci apparirà promettente e meritevole di essere vissuto se non siamo in grado di custodire quanto di bello e di buono già ci è accaduto!
Affidiamoci ancora all’intuito di Sant’Antonio e ascoltiamo cosa aggiunge a proposito del ringraziamento: «qualche volta l’atto esteriore o l’affetto interiore non ci sono; o sono alquanto tiepidi. Dice in proposito l’Apostolo: “C’è in me la volontà, ma non trovo la via per compiere il bene”; come dicesse: c’è sempre la volontà, ma talvolta dorme, cioè è inefficace, perché io cerco di compiere l’opera buona, ma non ne trovo il modo».
Sembra proprio che il Santo sia consapevole della nostra fragilità, ed evidenzia che talvolta, pur essendo disposti a ringraziare Dio, lo facciamo con cuore un po’ freddo oppure senza tradurlo in opere concrete di bene. Ringraziare pienamente, in altre parole, significa saperlo fare con cuore animato di affetto e con la volontà pronta a tradurre il sentimento della gratitudine in azioni efficaci di bontà a vantaggio di altri.
E sebbene ci sia in noi questo desiderio, non di rado ci rendiamo conto di come siamo lontani da questo stile grato. Tuttavia, dice il nostro Santo, non lasciamoci scoraggiare! Anche i “grandi”, come l’Apostolo Paolo, erano nella nostra stessa situazione: animati da grandi desideri, ma anche consapevoli della loro piccolezza di fronte a tali obiettivi elevati. Insomma: siamo in buona compagnia! Questo ci permette di dire che il “cammino” della gratitudine è impegnativo per tutti e che sempre si può ricominciare.