Anno 135 - Marzo 2023Scopri di più
Chi davvero ha potere su di noi?
suor Marzia Ceschia
E' un giorno di marzo del 203 dopo Cristo: a Cartagine si compie, nell’anfiteatro della città, l’esecuzione di una giovane donna, Vibia Perpetua, di famiglia patrizia. Appartiene a un gruppo di catecumeni – oltre a lei, una schiava di nome Felicita e tre uomini, Revocato, Saturnino, Secondo - ai quali era stato imposto di sacrificare all’imperatore.
Perpetua e i suoi compagni, in nome del Cristo a cui credono, rifiutano e vengono quindi tutti condannati a essere divorati dalle belve, insieme al loro catechista Saturo. Durante la reclusione ai prigionieri viene amministrato il battesimo. La Passione di Perpetua e di Felicita è l’intensa narrazione che la stessa Perpetua ci offre di quanto accade dal momento del suo arresto: uno dei testi più profondi della letteratura cristiana antica. Perpetua è madre di un bambino ancora in fasce quando viene catturata e Felicita porta in grembo una bambina che dà alla luce tre giorni prima di essere martirizzata.
La straordinarietà di questa Passio è anche nella voce di una donna che interpreta quanto le accade – quattro sono le visioni di cui Perpetua dà conto in queste pagine (insieme a una visione di Saturo) – e che è cosciente, come lei stessa afferma, di conversare familiarmente con il Signore. È un testo che è divenuto paradigmatico per la letteratura martiriale e che non dobbiamo rischiare di leggere come se si trattasse semplicemente di un dramma antico: è un condensato di coraggio, fortezza, dignità e di consapevolezza nella fede che riscontriamo nei martiri di tutti i tempi.
Facendo riferimento ai nostri giorni possiamo ricordare, accanto a Perpetua e Felicita, un’altra donna, Asia Bibi, una povera contadina condannata a morte, senza alcuna prova, per blasfemia in Pakistan nel 2010, incarcerata per nove anni, separata dal marito e dalle sue due figlie tra lo sdegno e gli appelli alla liberazione levatisi da ogni parte del mondo grazie alla giornalista Anne-Isabelle Tollet che ne ha fatto conoscere la storia. Asia è stata finalmente scarcerata nel gennaio 2019 e vive in un luogo protetto del Canada con la sua famiglia.
Oggi, ha in più circostanze ricordato papa Francesco, «ci sono tanti martiri, nella Chiesa, tanti cristiani perseguitati. Pensiamo al Medio Oriente, cristiani che devono fuggire dalle persecuzioni, cristiani uccisi dai persecutori. Anche i cristiani cacciati via in modo elegante, con i guanti bianchi: anche quella è una persecuzione. Oggi ci sono più testimoni, più martiri nella Chiesa che nei primi secoli». La memoria delle sante Perpetua e Felicita, che il calendario romano ricorda il 7 marzo, è un’opportunità per riflettere sulla coerenza della nostra testimonianza.
Nel medesimo giorno è anche ricordato un altro martire, il laico Giovanni Battista Nam Chom-sam, esponente della Chiesa coreana, una Chiesa fondata dai laici che annovera migliaia di martiri, molti uccisi nelle violente persecuzioni attuate nel 1800. Giovanni Battista era nato nella Corea del Sud attorno al 1812. Impegnato nella pubblica amministrazione, per la difficoltà di conciliare tale servizio con i valori della fede cristiana si dimise e si dedicò a insegnare la lingua coreana ai missionari stranieri.
Decapitato il 7 marzo 1866, è stato canonizzato da Giovanni Paolo II a Seoul il 6 maggio 1984 insieme ad altri 102 martiri della Corea. Nell’omelia tenuta durante la S. Messa per la canonizzazione il Pontefice ne ha tratteggiato alcune storie: «Dal tredicenne Peter Yu al settantaduenne Mark Chong, uomini e donne, clero e laicato, ricchi e poveri, gente del popolo e nobili, e molti di loro discendenti di martiri sconosciuti di epoche precedenti, tutti sono morti con gioia per la causa di Cristo.
Ascoltate le ultime parole di Teresa Kwon, una delle prime martiri: “Dato che il Signore del cielo è il Padre di tutta l’umanità e Signore di tutto il creato, come potete chiedermi di tradirlo? Perfino in questo mondo colui che tradisce il proprio padre o la propria madre non sarà perdonato. A maggior ragione io non posso tradire colui che è il Padre di noi tutti”. […] E cosa rispose la diciassettenne Agatha Yi, quando a lei e al fratello minore venne riferita la falsa notizia secondo cui i genitori avrebbero rinnegato la fede? “Il fatto che i miei genitori abbiano tradito o meno è cosa loro.
Per quanto ci riguarda, noi non possiamo tradire il Signore del cielo che abbiamo sempre servito”». La testimonianza dei martiri ci provoca a una seria revisione di vita: a chi davvero prestiamo servizio? Chi ha davvero “potere” su di noi?