Anno 135 - Gennaio 2023Scopri di più
Compagno di viaggio attuale
suor Marzia Ceschia
Pur essendo vissuto in un tempo distante dal nostro, San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti (non a caso il testo del messaggio pontificio per la Giornata mondiale per le comunicazioni sociali esce proprio in concomitanza con la sua memoria liturgica: 24 gennaio), offre un patrimonio di ricchezza e di profondità spirituale che lo rende un compagno di viaggio anche per l’uomo e la donna di oggi. Nato il 21 agosto 1567 in Savoia da nobile famiglia, acquisisce una solida formazione umanistica e filosofica a Parigi, presso i Gesuiti, e intraprende gli studi teologici e giuridici all’Università di Padova conseguendo, nel 1591, la laurea in utroque.
Ordinato sacerdote nel 1593, ha una brillante carriera ecclesiastica. Nel 1602 è nominato vescovo di Annecy-Ginevra. In un ambiente calvinista è, come ebbe a sottolineare Benedetto XVI, «apostolo, predicatore, scrittore, uomo d’azione e di preghiera; impegnato a realizzare gli ideali del Concilio di Trento; coinvolto nella controversia e nel dialogo con i protestanti, sperimentando sempre più, al di là del necessario confronto teologico, l’efficacia della relazione personale e della carità; incaricato di missioni diplomatiche a livello europeo, e di compiti sociali di mediazione e di riconciliazione». Ma è in particolare il ministero della direzione spirituale a occupare le sue energie insieme a una spiccata capacità di instaurare rapporti di vera amicizia spirituale, come fu quello con Giovanna Francesca di Chantal insieme alla quale, nel 1610, diede inizio alla Congregazione femminile della Visitazione di Maria, per l’assistenza degli infermi e l’educazione delle fanciulle.
Muore a soli 55 anni, nel 1622, lasciando un’eredità umana e spirituale assai feconda che traspare nei suoi scritti: l’Introduzione alla vita devota o Filotea (1609), un breviario per i laici che propone un cammino ascetico alla portata di tutti; il Trattato dell’Amore di Dio o Teotimo (1616), scritto che si rivolge ad anime elette e specialmente a quelle consacrate, in cui è delineato il cammino dell’anima dal suo stato decaduto fino ai vertici dell’amore divino; i Trattenimenti spirituali, discorsi tenuti alle religiose visitandine e raccolti dalle stesse uditrici. Fu la Chantal a curarne, dopo la morte, la pubblicazione. Ulteriore attestazione della levatura del Santo sono le circa tremila lettere inerenti per lo più il suo servizio di direttore d’anime, dalle quali si intuiscono i tratti salienti della sua personalità: una profonda carità unita a fermezza, intelligenza ed equilibrio, una capacità di adattarsi ai propri interlocutori al fine di suscitare in essi il desiderio di Dio, un’acuta conoscenza dell’animo femminile, una visione fondamentalmente positiva della natura umana.
La santità, per Francesco di Sales, non è appannaggio di pochi, ma è un cammino a disposizione di tutti nel proprio stato di vita. Nell’Introduzione alla vita devota, rivolgendosi a Filotea, così si esprime: «Nella creazione Dio comandò alle piante di portare frutto, ciascuna secondo il proprio genere: allo stesso modo, ai cristiani, piante vive della Chiesa, ordina di portare frutti di devozione, ciascuno secondo la propria natura e la propria vocazione. La devozione deve essere vissuta in modo diverso dal gentiluomo, dall’artigiano, dal domestico, dal principe, dalla vedova, dalla nubile, dalla sposa; ma non basta, l’esercizio della devozione deve essere proporzionato alle forze, alle occupazioni e ai doveri dei singoli. Ti sembrerebbe cosa fatta bene che un Vescovo pretendesse di vivere in solitudine come un Certosino? E che diresti di gente sposata che non volesse mettere da parte qualche soldo più dei Cappuccini? Di un artigiano che passasse le sue giornate in chiesa come un Religioso? E di un Religioso sempre alla rincorsa di servizi da rendere al prossimo, in gara con il Vescovo? Non ti pare che una tal sorta di devozione sarebbe ridicola, squilibrata e insopportabile? [..]
Se la devozione è autentica, non rovina proprio niente, anzi perfeziona tutto; e quando va contro la vocazione legittima, senza esitazione, è indubbiamente falsa. [...] tutti diventano più cordiali e simpatici nella propria vocazione se le affiancano la devozione: la cura per la famiglia diventa serena, più sincero l’amore tra marito e moglie, più fedele il servizio del principe e tutte le occupazioni più dolci e piacevoli. Pretendere di eliminare la vita devota dalla caserma del soldato, dalla bottega dell’artigiano, dalla corte del principe, dall’intimità degli sposi è un errore, anzi un’eresia. […] ovunque possiamo e dobbiamo aspirare alla devozione».