Anno 135 - Aprile 2023Scopri di più
Con chi ti ferisce usa saggezza
Fratel MichaelDavide Semeraro
C’è una famosa frase tratta dal Vangelo che ripetiamo spesso nei nostri gruppi parrocchiali per invitare a perdonare un male ingiustamente subìto: «Porgi l’altra guancia». Nei giorni scorsi mi è venuto spontaneo rivolgerla a un collega di lavoro - che so essere molto praticante - visibilmente arrabbiato per uno sgarbo ricevuto dal capoufficio. La sua risposta però mi ha spiazzato facendomi presente che neppure Gesù, di fronte al sommo sacerdote che lo interrogava, ha saputo porgere l’altra guancia a chi gli aveva dato uno schiaffo. A dire il vero, non ci avevo mai pensato: effettivamente sembra proprio una contraddizione!
E.M. (Chieti)
Più che una contraddizione è una chiarificazione. L’invito del Signore Gesù, nel discorso della montagna, a “porgere l’altra guancia” non è un modo per lasciare libero corso alla violenza, ma il modo per non lasciarsi prendere nel vortice della violenza. Nella rilettura della Passione del Signore secondo Giovanni, quando Gesù viene schiaffeggiato da un servo del Sommo Sacerdote, questi chiede «Perché?». I due testi si completano a vicenda: non bisogna reagire alla violenza con altrettanta violenza perché, altrimenti, si entrerebbe in un tunnel di sofferenza senza sbocchi. Ma la non-violenza non significa passività, bensì la capacità di reagire con l’intelligenza che smaschera le radici di ogni violenza. Il testo non ci dice nulla dell’ulteriore reazione del servo che ha schiaffeggiato Gesù, ma sappiamo che Gesù non si è tirato indietro nel dare fino in fondo la sua testimonianza di amore, senza mai entrare nella logica dei potenti che, ancora oggi, genera sofferenza e violenza come frutto di un radicale egoismo.