Anno 133 - Marzo 2021Scopri di più
Con cuore di padre
Don Livio Tonello, direttore
È questo l’incipit della lettera apostolica che papa Francesco ha dedicato alla figura di san Giuseppe, indicando la maniera con la quale il «patriarca di Nazaret» ha amato Gesù, che i vangeli ci riportano come «il figlio di Giuseppe». Lo ha fatto l’8 dicembre 2020 in occasione dei 150 della ricorrenza della proclamazione di san Giuseppe patrono della Chiesa universale da parte di Pio IX (1870), e aprendo un anno speciale con la possibilità di usufruire della indulgenza plenaria.
Le specifiche modalità sono indicate da un decreto della Penitenzieria apostolica che suggerisce cinque particolari atti di carità o di pietà legati al modello di vita cristiana ispirato da san Giuseppe. Ridisegnando l’immagine del santo, papa Francesco associa la sua figura alla condizione umana di ciascuno di noi, sperimentata in particolare durante i mesi di pandemia.
Ci si è resi conto che «le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni - solitamente dimenticate - che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia.
Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera.
Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti». Della figura straordinaria di san Giuseppe sono tratteggiate le qualità umane e spirituali, rimodulando la sua persona e illustrando le ragioni che spingono a farne un modello ecclesiale. È il «padre amato», per aver fatto della sua vita un servizio, un sacrificio al mistero dell’incarnazione e alla missione redentrice del figlio di Dio; è il «padre della tenerezza» in quanto ha reso evidente che il carattere essenziale della fede consiste nel trarne ispirazione per la pratica della misericordia verso tutti gli uomini; è il «padre nell’accoglienza», dal momento che ha saputo «accogliere gli altri, senza esclusione, così come sono»; è il «padre dal coraggio creativo», perché, prendendosi cura di Gesù, sollecita i fedeli a imitarlo nel farsi carico di tutti coloro che sono figura di un Dio che ha assunto le miserie e le sofferenze della condizione umana; è il «padre nell’ombra», poiché ha esercitato la sua funzione paterna, non imponendo la sua autorità, ma rispettando la piena libertà del figlio.
Tutti noi possiamo «trovare in San Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà. San Giuseppe ci ricorda che tutti coloro che stanno apparentemente nascosti o in “seconda linea” hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza». Lo penso anche per voi sostenitori e benefattori dell’Associazione che ugualmente, con discrezione e generosità, mettete a disposizione le vostre energie e sostanze per avere cura dei più deboli con cuore di padre.