Anno 135 - Dicembre 2023Scopri di più
Dall’amicizia all’amore sponsale
Monica Cornali
Solo l’amicizia è amore, nel senso più profondo e – aggiungo – “cristiano” del termine. Perché l’amicizia non è un sentimento, bensì una virtù. Si intende l’amicizia autentica, che non si riduce a uno scambio di confidenze, a una condivisione di emozioni, a una presenza gradevole e confortante. In tutta la tradizione filosofica e spirituale l’amicizia è la pietra angolare di tutto l’edificio morale: si afferma come una ricerca del bene, della saggezza, dell’amore divino. Si capisce perché la vera amicizia sia rara: essa sollecita il meglio dell’individuo, si rivolge al suo spirito immortale, non a gusti mutevoli.
Chiede a ciascuno di sviluppare e affinare tutti i tipi di qualità: attenzione, discernimento, generosità, pazienza, discrezione, perseveranza, disinteresse. In altre parole, la pratica dell’amicizia è un “saper amare”. Lungi dal sembrare una parente povera dell’amore o la sua debole compensazione, l’amicizia ne è al contrario la precettrice: quella che insegna agli esseri umani ad amare nel rispetto e nella libertà, con coraggio, perspicacia e grande attenzione. L’amicizia rappresenta un amore di qualità: è un’elezione che, lasciando al secondo posto l’attrattiva dei corpi, manifesta principalmente le affinità del cuore e dello spirito.
È questa armonia di base, questa benevolenza che manca in tante relazioni umane, compresa la cosiddetta “relazione amorosa”. L’amicizia quindi come pedagogia dell’amore, come “amore di qualità”: amore non possessivo, dunque il più difficile, il meno egoistico che esista. Quel che più si avvicina all’“agape” cristiano. L’amicizia chiede tempo, presenza, disponibilità, dà la capacità di provare affetto per l’altro anche quando è malato, invecchia, è svigorito, poiché essa non dipende dall’aspetto fisico e si affeziona a ciò che nell’altro non perisce. L’amicizia non prepara solamente ad amare, ma addita il senso sublime dell’amore: Dio.
Tante amicizie riuscite tra i santi, come Chiara e Francesco, Francesco di Sales e Giovanna de Chantal, Teresa d’Avila e Giovanni della Croce, hanno conservato la bellezza e la ricchezza del rapporto tra femminile e maschile, proprio perché fondate su un orizzonte di senso comune verso cui dirigersi, aiutandosi, sostenendosi e anche rallegrandosi nel camminare insieme. Tutto ciò è stato reso possibile dal richiamo reciproco a dei valori condivisi: Dio al primo posto, la cura della vita interiore e l’occuparsi degli altri. Queste amicizie hanno privilegiato il linguaggio del cuore rispetto a quello del corpo, proprio per cogliere e valorizzare ciò che nell’altro è immortale.
Incontro nel mio lavoro diverse coppie, e noto che spesso è proprio la mancanza di comunione a livello dei valori spirituali ad alimentare in ciascuno la pretesa (narcisistica in fondo) che l’altro/a sia lì per me, per compiacermi in tutto. Ma l’altro/a non lo posso tener sotto sequestro, pretenderlo a mia immagine e somiglianza, possederlo, aspettarmi da lui/lei quello che nessuno può dare a un altro essere umano: il paradiso in terra! Una pedagogia dell’amore sponsale presuppone il riconoscere l’altro prima di tutto come fratello/sorella, figlio/a di Dio. Allora le priorità si riordinano (l’ordo amoris a cui fa riferimento sant’Agostino), il rapporto si semplifica, si fa meno appariscente e più essenziale.
Un altro fattore scatenante di tante crisi di coppia, soprattutto nelle persone di mezza età, è la dimensione della sessualità che in una certa fase della vita, come è naturale, dovrebbe disporsi a una trasformazione, mentre spesso rimane l’unico fattore di gratificazione e viene visto come una sorta di “prova” dell’amore al punto che se manca questo aspetto, si tende a concludere che la coppia è fallita. Invece, ho visto coppie prendere in considerazione una castità decisa insieme, serenamente, dopo aver adempiuto alla procreazione. Questo ha consentito loro di dare spazio ad aspetti più profondi della relazione – che tendono a passare in secondo piano, data la potenza istintuale delle energie sessuali, primarie nella sopravvivenza ed evoluzione della specie – come la tenerezza, il dialogo, la cura dell’interiorità e della condivisione profonda.