Anno 132 - Settembre 2020Scopri di più
Daniele, giovane martire
Alfredo Pescante
Il vescovo Ulderico il 3 gennaio 1076 consacrò la Cattedrale di Padova sulle ossa del diacono martire Daniele, “perenne ammonimento al sacerdozio”. Le ossa erano state ritrovate a fine del 1075 presso la vicina Basilica di Santa Giustina. Conclusioni importanti a riguardo di questo giovane martirizzato per la fede il giorno di santa Giustina (7 ottobre 304), divenuto uno dei protettori di Padova alla fine del secolo XIII, le donò mons. Antonio Barzon, tesaurizzando ricerche archeologiche e storiche accumulate nel tempo.
Non poteva quindi mancare l’effigie di Daniele sull’altare che Donatello creò, incomparabile per bellezza, nella Basilica antoniana tra il 1447 e il 1453, elencandolo fra i tutori della città assieme a Prosdocimo, Giustina, Antonio, Francesco e Ludovico a dialogare con la Vergine che mostra il Bimbo. L’immagine proposta dai frati committenti esprime appieno le caratteristiche di questo paladino del cristianesimo padovano: giovane (dal viso glabro), diacono (indossa la dalmatica propria del ministro dell’Eucarestia), patrono (sostiene con la mano destra il modellino della città).
Il braccio sinistro è aperto e la mano bella, con dita affusolate, convergeva, come in Giustina, verso il cuore di tale architettura donatelliana: il tabernacolo, sul retro dell’altare, cui i due santi volgevan gli sguardi. Alla statua, efficace nella salda fermezza dell’atteggiamento, l’artista dona movimento e grazia con quel velo che ondeggia attraverso il corpo, tramite i vivaci angioletti a piè della dalmatica e il serafino sul petto, simbolo d’ardente amore a Dio.
È statua non finita dal punto di vista tecnico. Donatello meticolosamente studiava e preparava il modello, affidandolo poi alla fusione di Andrea delle Caldiere. Uscita dal fuoco, gli bastava eliminare il metallo eccedente e scalpellarlo un po’. Così in san Daniele... pronto a colloquiare col Cristo Eucarestia cui offerse, trapassato da chiodi nel corpo, la vita impegnata a servizio dei fratelli.