Anno 133 - Dicembre 2021Scopri di più
Di umili natali
Don Livio Tonello, direttore
Tante volte nella letteratura ci siamo imbattuti in personaggi famosi la cui biografia chiosava: di umili natali... Se c’è uno a cui attribuire tale dicitura, questo è proprio Gesù. Più umile, più precario, più anonimo di così credo non lo si possa immaginare. E vale per un re, il re del mondo. Ci stupisce? È nello stile di Dio cominciare dal basso, dall’ultimo, dall’inaspettato. E chi sa cogliere le potenzialità future in piccoli segnali può trarne grandi benefici.
È come nella famosa storiella dell’uomo che si era imbattuto in tre lavoratori duramente impegnati a spaccare pietre. Quando chiese loro che cosa stessero facendo gli diedero una risposta molto diversa. Il primo disse, stizzito e nervoso, che era impegnato in un lavoro stupido e doloroso; il secondo segnalò la fatica, ma aggiunse che almeno poteva rimanere all’aperto; il terzo sorprese completamente il suo interlocutore: «Costruisco una cattedrale». Nella semplice e umile nascita di Betlemme scorgiamo un futuro luminoso. Lo scopriamo nella fede, lasciandoci prendere dallo stupore, andando oltre le apparenze.
È una grande lezione per noi. Circondati (e forse un po’ affascinati) da presunte star e divi, rischiamo di perdere la percezione dell’umano. Allontaniamo chi non è dei nostri, rifuggiamo dagli scarti della società, disprezziamo ciò che non è attraente. Rivivere il Natale è partire dalle periferie esistenziali! Perché l’inizio della meravigliosa storia della redenzione è sopraggiunto così. Prima in un villaggio sperduto della Galilea, Nazaret, poi in una stalla nella campagna di Betlemme, infine fuori delle mura di Gerusalemme accanto ai ladroni.
Questa è la vera “storia” che ci chiede di ospitare il Natale. Il re del mondo si è fatto bambino per essere all’altezza di tutti. Perché nessuno provasse vergogna della propria pochezza. Ma anche perché sia costretto ad abbassarsi per abbracciarlo. La pandemia ci ha dato una lezione non indifferente, pareggiando come la falce le erbe del prato: sani e deboli, poveri e ricchi, giovani e vecchi... Ci ha dato però l'opportunità di una ripartenza che tenga conto di tutti, soprattutto dei più fragili. Nella notte di Betlemme non c’era Erode, non c’erano i sacerdoti del tempio, non c’erano gli esperti delle Scritture.
Magi pagani hanno omaggiato il figlio di Dio, sapienti e dotti lo hanno rifiutato. Che sia ancora oggi una provocazione divina per scuotere le nostre coscienze? È facile fare i benpensanti; è spontaneo pensare alla conversione altrui... Ci sono io, ci siamo noi a celebrare il Natale, testimoni di dinamiche che sovvertono categorie mondane consolidate. La festa è completa quando il festeggiato è posto al centro. E quando attorno c’è chi assomiglia a coloro che per primi sono andati a constatare “la bella notizia” portata dagli angeli. Solo gli ultimi poterono dire “io c’ero” in quell’umile inizio che ha rivoluzionato la storia.
Nei secoli il cristianesimo ha innalzato cattedrali levigando rozze pietre. Sono splendidi retaggi del medioevo o nitidi segnali per rammentare che Dio non le abita se nel cuore dell’uomo non c’è posto per Lui?