Anno 132 - Marzo 2020Scopri di più
Dimorare nel vuoto eliminando il superfluo
Alessandra Castelliti
Quando non stiamo bene e proviamo fatica, disagio, dovremmo ricordarci che c’è uno spazio dentro di noi che può aiutarci, ma se lo spazio è colmo di parole superflue, immagini, pensieri inutili, rumori, suoni disturbanti, relazioni contaminate, come un vaso pieno esso rigetta, non accoglie tutto il nuovo che può entrare.
La preziosità di far pulizia, purificare lo “spazio sacro”, è l’occasione per conoscere più in profondità chi siamo e di cosa abbiamo bisogno. Le varie fasi della vita ci richiamano a contenuti e necessità differenti, quindi ogni tanto svuotarsi del troppo può divenire un’azione rigenerante e curativa. Creare uno spazio cosciente ci aiuta a maturare un nuovo modo di affrontare la vita proteggendoci dal caos esistenziale.
A tal proposito Huang-Po, che è stato un monaco buddhista cinese, scrive: «Gli uomini hanno paura di abbandonare le loro menti perché temono di precipitare nel vuoto senza potersi arrestare. Non sanno che il vuoto non è veramente vuoto, perché è il regno della vita autentica». È importante riflettere sul fatto che per riuscire a percepire l’essenza è necessario svuotarsi anche dal pregiudizio che molte volte limita la libertà di agire e comprendere.
Lucia, una signora di mezza età, mi racconta la sua esperienza: «Ho paura di stare con me stessa perché temo di trovare il nulla e la trasparenza. All’idea di incontrarmi si scatena l’ansia: è questa la motivazione che mi porta a riempirmi in maniera quasi compulsiva di cibo, amicizie, televisione, vestiti, social. Temo il digiuno, lo vivo come una privazione/punizione, non ho mai pensato all’astinenza come possibilità di riscoprire altro, fino a quando – grazie a un dialogo condiviso con un amico – ho riflettuto sul fatto che l’essenziale ci educa, rinforza, rigenera e armonizza. Da quel momento ho iniziato un percorso che mi ha dato modo di comprendere che talvolta uno spazio vuoto non è necessariamente negativo, ma è un’occasione per focalizzare quali siano le priorità.
La comprensione profonda di questa nuova possibilità ha sviluppato in me la forza di non temere e di trovare il coraggio di fare spazio, liberando la mente da tutto ciò che ingombrando poteva limitare la mia serenità. L’accumulo che prima mi dava sicurezza e al contempo tristezza ora mi pesa. L’esperienza del “vaso vuoto” per accogliere è stata l’immagine che ho utilizzato per visualizzare come dovevo procedere. Riguardo a questa esperienza, concludo dicendo che questo percorso mi ha ridonato energia e benessere».
Dalla testimonianza che Lucia ci ha raccontato si evince come la presenza di uno “spazio vuoto” esprima sacralità, esperienza profonda, spazio di accoglienza e non paura, nulla e buio. Spesso si pensa che togliere qualcosa anche di inutile impoverisca la nostra vita e troppo poco si pensa invece al togliere come atto che conduce all’essenzialità. Il digiuno dall’eccessivo ci dà modo di sperimentare realmente se vi sono delle mancanze reali e il loro effettivo valore.
Anche nell’arte il vuoto è prezioso, crea lo spazio per accogliere; non esiste il pieno senza il vuoto, sono entrambi necessari per comprendere la preziosità di ognuno. Anche in natura si apprezza il giorno dopo il tempo passato nella notte. Dobbiamo ritrovare dentro di noi la forza di non temere la solitudine del sostare in uno spazio silenzioso e momentaneamente spoglio di cose superflue paragonandolo al nulla; al contrario dobbiamo cercare, facendo pulizia dell’inutile, di creare un nuovo spazio che accoglie, rigenera, crea, sana e mette in movimento nuove energie vitali.
Questa è un’epoca nella quale si viaggia velocemente: stimoli, proposte, cose materiali, sono continuamente alla nostra portata ed è molto difficile rinunciare a quello che apparentemente e immediatamente ci gratifica. In merito a quanto detto sopra, mi sembra importante questa citazione di Eraclito (filosofo greco, VI-V sec. a.C.): «L’intima natura delle cose ama nascondersi». Mi piace pensare che essa “ama nascondersi per incontrarsi”.
A volte non bastano i buoni propositi per staccarci o diminuire il tempo che dedichiamo alle cose materiali, c’è bisogno di altre forze: motivazione, desiderio di cambiamento, fiducia in se stessi partendo dal presupposto che è possibile essere belle persone senza usare come parametro le cose, il denaro, i titoli, ma utilizzando l’unica misura utile: l’amore verso se stessi e il prossimo, preparando un vuoto generoso, caldo e utile come spazio per l’incontro con l’altro. Vi auguro di desiderare il cambiamento dentro di voi e di non temerlo. Buon cammino verso l’esperienza del sostare, senza temere!