Anno 136 - Luglio-Agosto 2024Scopri di più
Duemila scalini al paradiso
Laura Galimberti
È stata Ianna, 16 anni, per prima a puntare in alto. Voleva vivere il campo estivo in un luogo «non raggiungibile con le macchine, in montagna, dove poter fare legna in un bosco senza fine, con tanti alberi a disposizione per le costruzioni». Julia, sua coetanea, ha subito rialzato la posta: «Io vorrei realizzare la tenda sopraelevata». «Anche noi» hanno aggiunto Alice e Sara. Così – un pomeriggio di ottobre - è nata una grande avventura dall’ascolto dei desideri profondi di ragazze che amano misurarsi con grandi imprese, perché in cerca di vera libertà.
Il discernimento «Ma dove sarà mai un posto del genere?». Su whatsapp arriva l’ennesima locandina: si parla di un sentiero impegnativo che sale in Val Codera, provincia di Sondrio. Mille metri di dislivello per entrare in una valle non accessibile ai mezzi. Pare porti in un luogo da sogno, dove sgorgano cascate dalle montagne. Risalgo tramite i riferimenti a un contatto telefonico. Risponde Enrico e poi Michele. Sono due scout impegnati a promuovere la memoria delle Aquile Randagie (foto sotto), che in questa valle hanno campeggiato più volte dal 1939, nonostante i divieti del regime fascista a vivere la proposta educativa scout. Quelle stesse Aquile che hanno salvato la vita a 2.200 persone, perché fedeli all’unica vera legge: quella dell’amore. Mi rendo conto che il luogo che Ianna sognava era proprio questo. Ho un senso di timore. Quello che ne segue è un lungo e comune discernimento. Pesiamo con le capo squadriglia le paure e misuriamo il nostro coraggio e la nostra passione. Il riparto è formato da 4 squadriglie: una ventina di ragazze, tra gli 11 e i 16 anni. Da Roma ci attende un lungo viaggio, a cui dovrà seguire una salita di 1000 metri in giornata, zaini in spalla. Il cibo va predisposto in colli da 20 kg per i 13 giorni di campo e portato, con il resto del materiale, in elicottero. 900 i kg a disposizione per il carico. Riusciremo?
La preparazione Ci dividiamo i compiti. Alice si occuperà di ottimizzare lo zaino, per un massimo di 8 kg a persona. Ianna e Julia penseranno al progetto delle sopraelevate, con un filo resistente e leggero, trasportabile nelle sacche in elicottero. Il costo del campo andrà ottimizzato con diverse iniziative di autofinanziamento. Il pronto soccorso dovrà essere particolarmente completo, per ogni evenienza. Chiederemo aiuto a una dottoressa. Porteremo la farina per cuocere ogni giorno nel forno della Casera il pane. Potremo acquistare latte e formaggio, a piedi a Bresciadega, il paesino incastonato nella valle. Proviamo la tenda con le più grandi, poi con le diverse squadriglie. Funziona. Studiamo con Ianna l’itinerario: profilo altimetrico e plastico. In 5-6 ore dovremmo farcela. Pesiamo materiali, cibo. Così piano piano le paure vengono dissipate.
La realizzazione A fine luglio si parte. Un viaggio lungo e rocambolesco ci porta a Novate Mezzola. Dormiamo lì, accolte nella locale parrocchia. La mattina, caricato il materiale sull’elicottero, si parte. I gradoni del sentiero che portano alla valle sono inesorabilmente in costante salita: “2 mila scalini al paradiso”. Le prime ore sono le più impegnative. Procediamo piano, insieme. Ci lasciamo alle spalle una valle e ci addentriamo nell’altra. Un sorso d’acqua a una fonte provvidenziale. Poi il sentiero procede. A tratti diventa una galleria. Scende per poi risalire fino a Codera. Ecco il masso su cui sedeva Andrea Ghetti, detto “Baden”, ad attendere i suoi scout, che salivano di nascosto in valle. Le poche case, la locanda che accoglie i pellegrini. Proseguiamo il cammino. Alle 13 arriviamo alla Centralina. Un tuffo rigenerante nel torrente Codera ci regala il più bel bagno della storia. Così ristorate, proseguiamo. Altre due ore di cammino. Ecco il paesino di Bresciadega. Finalmente alle 17 arriviamo in Casera.
Il tesoro I giorni che seguono sono segnati da operosità e gioia. La legna che Ianna, Alice, Julia e Sara avevano sognato per realizzare le tende era lì a nostra disposizione, in un bosco infinito. Pali grandi e pesanti sono stati issati e legati tra loro. Le tende montate e abitate nei giorni successivi. Il forno della Casera con l’aiuto di Clara, la nostra super cambusiera, ha prodotto pane e pizza in quantità. Il torrente che scorreva accanto al campo ha permesso di rinfrescarsi al mattino e alla sera. Le cascate scendevano piene di vita dalle montagne. Lì, a 1300 metri, abbiamo visto le stelle brillare la notte. I boschi si sono animati di canti e giochi. I fuochi serali di risate e preghiere di ringraziamento. Il tempo si è dilatato, la memoria viva delle Aquile Randagie è divenuta impegno e speranza per il domani, il cuore ha trovato pace. Abbiamo saputo sognare insieme qualcosa di grande e insieme dar vita al sogno, affrontando paure, ansie e perplessità. Sarà per sempre il nostro tesoro.
Si facevano chiamare Aquile randagie (in questa foto) i ragazzi del gruppo di scout di Milano, Monza e Parma che svolgeva attività giovanili clandestine durante il periodo del fascismo.
Foto in alto: il riparto guide del gruppo FSE Roma 12, protagonista dell’impresa. A questo link si accede al video dell’esperienza raccontata.