Anno 134 - Gennaio 2022Scopri di più
È difficile perdonare
Fratel MichaelDavide Semeraro
Parlavo tempo fa con una vicina di casa che ha dovuto affrontare molte difficoltà nella vita e anche delle cattiverie da parte di alcuni parenti. La signora mi ha detto che lei ha perdonato il male che le è stato fatto da quelle persone, con le quali ha ripreso normali rapporti, ma che non riesce a dimenticarlo perché certe esperienze l’aiutano a stare più attenta, a fare tesoro degli insegnamenti che ne ha tratto. Suo marito, però, le ha fatto notare che perdonare cristianamente vuol dire dimenticare ciò che è avvenuto. Mi sono trovata a essere d’accordo con la mia vicina di casa, ma ora mi sento in colpa come cristiana.
R.T. (Milano)
Non deve assolutamente sentirsi in colpa: perdonare non significa dimenticare, ma andare oltre il male ricevuto per la consapevolezza di un bene più grande e più profondo che si trova persino nelle persone che ci fanno del male. Dimenticare può essere persino pericoloso perché si rischierebbe di non imparare dalle esperienze difficili e dure della vita per fare spazio, sempre e comunque, alla speranza che si possa diventare migliori. Come dice l’apostolo Paolo, siamo chiamati a vincere il male con il bene (Rm 12,21). Questo non significa affatto essere ingenui davanti al male. Il Signore Gesù non ha sottovalutato la fatica della relazione con i suoi nemici e persecutori e non l’ha minimizzata. Al contrario l’ha chiamata per nome, senza mai lasciarsi imprigionare in una logica che blocca la vita. Il perdono è ciò che ci rende figli di Dio, ma questo non significa fare finta di nulla: significa saper andare oltre, con coraggio e chiarezza.