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È la croce che ci svela il senso del presepe

Elide Siviero

l termine spoiler viene dall’inglese to spoil che significa “rovinare”; è spesso usato in ambito cinematografico per segnalare un testo che riporta delle informazioni che potrebbero svelare i punti salienti della trama di un film o raccontare il finale. Esso può riferirsi anche ad altri contesti: può essere rivelata la trama di un libro, di un videogioco, di una serie televisiva o di un fumetto.

Tecnicamente un testo non è uno spoiler, ma contiene spoiler, appunto anticipazioni che, per chi non conosce la trama del film o del libro in questione, potrebbe rovinare l’effetto sorpresa per un eventuale colpo di scena. La parola spoiler è talmente diffusa che chi scrive articoli è invitato a inserire nell’oggetto o nel messaggio questo termine, in modo da avvertire i lettori perché si fermino a un determinato punto, per evitare di leggere un dato passaggio, se non desiderano correre il rischio di conoscere in anticipo parti della trama o il finale del film o libro di cui si sta parlando.

Questo perché, solitamente, le persone odiano che qualcuno anticipi loro la fine di un libro o di un film: io, invece, faccio parte di un altro gruppo. Preferisco sapere subito qual è la conclusione di una vicenda, di un libro, di un lungometraggio, perché così non vivo tutta la tensione dell’attesa e mi godo tutto il resto. A volte vorrei iniziare un libro, poi sfogliare l’ultimo capitolo e infine leggere tutto il resto.

La tentazione di sbirciare subito il finale è davvero fortissima in me, perché così mi gusto tutto il resto: come viene descritta una scena o un argomento; in un film posso apprezzare che tipo di musica sottolinea un’inquadratura, quali siano i particolari da tenere presente. So che, infatti, per valutare un film, un giudice lo deve vedere almeno due volte: la prima per essere sorpreso dalla trama, la seconda per poter tenere presente tutto quello che non ha notato, perché catturato soltanto dalla suspense dell’attesa. Io amo sapere tutto fin dall’inizio: ho fretta.

Quando chiedo a qualcuno il finale, noto che le persone sono restie: non vogliono raccontarmi la fine di un film. Io invece, se riesco, mi leggo la trama fin nei particolari, così mi godo tutto il resto. Ho pensato che quando celebriamo il Natale di Gesù Cristo, noi abbiamo subito lo spoiler di quello che sarà la conclusione della sua vita. Non siamo dentro una filmina di cui ammiriamo le varie scene, ma celebriamo sempre il Mistero pasquale di Cristo morto e risorto, nel mistero del suo Natale nella storia.

Abbiamo già presente tutto, sappiamo “come va a finire”, ma quella conclusione dà il senso a quell’inizio. L’amore di Dio ci raggiunge fino negli abissi della nostra storia umana per condurla alle vette della sua passione d’amore. Nelle icone del Natale, il bimbo Gesù è posto in fasce in una mangiatoia, ma chiaramente quelle fasce e quella greppia rimandano al sepolcro e al lenzuolo in cui venne avvolto il corpo del Signore morto in croce.

Un gioco di anticipo che vuole educarci a scoprire ogni anno quelle sfumature, quelle musiche interiori, quelle parole che ci svelano il mistero dell’amore di Dio.