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E tu, cosa immagini?

Elide Siviero

Sento crescere in me un’onda di protesta quando ascolto i nostri giovani cantare con tanta enfasi Imagine di John Lennon. Lo fanno credendo di essere pacifisti e profondamente umani, ma io francamente voglio pubblicamente dissentire da questa canzone, che trovo molto bella per la musica, ma le cui parole mi preoccupano. Precisiamo subito: lo stesso Lennon ammise che i contenuti del testo di Imagine la avvicinano più al Manifesto del partito comunista che a un inno alla pace: esso inneggia a una società laica in cui non trionfino i valori del materialismo, dell’utilitarismo e dell’edonismo.

Lennon in una sua intervista affermò chiaramente che il brano era: «Anti-religioso, anti-nazionalista, anti-convenzionale e anti-capitalista, e viene accettato solo perché è coperto di zucchero». Yōko Ono (moglie di Lennon) disse che il messaggio di Imagine si poteva sintetizzare dicendo che «siamo tutti un solo mondo, un solo paese, un solo popolo» e forse è questa frase a condurre in errore. Il testo della canzone afferma, nella traduzione a cura di Ermanno Tassi: «Immaginate che non ci sia alcun paradiso. Se ci provate è facile.

Nessun inferno sotto di noi. Sopra di noi solo il cielo. Immaginate tutta le gente che vive solo per l’oggi». Già la prima strofa mi inquieta: è così terribile pensare a un paradiso? È davvero pacificante vivere solo per l’oggi, senza alcun progetto per il domani, senza uno sguardo sul futuro sia mio che del mondo? Poi prosegue: «Immaginate che non ci siano patrie. Non è difficile farlo. Nulla per cui uccidere o morire. Ed anche alcuna religione. Immaginate tutta la gente che vive la vita in pace», come se il problema fosse avere una identità o una fede, cadendo nell’ovvietà che le guerre nascono per la religione, quando invece sappiamo bene che i motivi sono sempre economici e di supremazia.

La vera fede conduce all’amore, mai all’odio. «Si potrebbe dire che io sia un sognatore. Ma io non sono l’unico. Spero che un giorno vi unirete a noi. E il mondo sarà come un’unica entità. Immaginate che non ci siano proprietà. Mi domando se si possa. Nessuna necessità di cupidigia o brama, una fratellanza di uomini. Immaginate tutta la gente condividere tutto il mondo». Ecco questa è la strofa che potrebbe essere la più accettabile, ma come si fa a essere fratelli se non si riconosce un solo Padre? Come si fa a non avere proprietà, se non si è capaci di condividere? Tutti quelli che cantano questa canzone sarebbero disposti a non avere uno stipendio, una casa, anche solo il proprio cellulare per “condividere con tutto il mondo”?

Il problema di fondo è che questa canzone abolendo Dio dal suo panorama è fallimentare in partenza, è solo una illusione. Chi la canta, dondolandosi con gli amici, si crede aperto al mondo, ma appena qualcuno lo disturba subito reagisce. Questo perché il mondo irenico propugnato da Lennon non si realizza con le sole forze dell’uomo: ognuno di noi è egoista, limitato, pauroso; solo l’amore di Dio può realizzare il suo Regno di amore e di pace. John Lennon è stato certamente un sognatore, e nemmeno l’unico: tutti dovremmo entrare in un sogno di pace.

Ma noi sappiamo che fra l’odio del mondo Qualcuno ha già portato il Paradiso sulla terra. Io non voglio immaginare, quindi, un mondo senza paradiso, ma cerco un Infinito che ha avvolto il tempo, che ha dato uno scopo alla mia vita, che mi faccia vivere ogni giorno sapendo che vi è in esso l’impronta dell’Eterno: la tomba vuota di Cristo mi assicura questo. E solo il Signore Gesù Cristo potrà portare la vera pace, quella che il mondo non può dare, come egli ha detto: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14, 27). E solo questo io posso immaginare.