Anno 134 - Aprile 2022Scopri di più
Ferite guarite
Don Livio Tonello, direttore
La vita ci “regala” sempre delle ferite. Alcune si rimarginano, altre mai. Le cicatrici che restano ricordano le battaglie vissute e le vittorie realizzate. Sono quelle che continuano a sanguinare a essere più problematiche. Le dita di Tommaso si sono avvicinate al corpo ferito di Gesù risorto. Gesto altamente simbolico da leggersi non solo nella fede, ma come invito a considerare il passato con serenità.
Le ferite che segnano il corpo di Gesù, infatti, non sanguinano. Sono i segni della violenza che su di lui si è accanita, ma non lasciano traccia nell’animo. Ferite redente. Ancora aperte, ma immuni dal dolore, capaci di generare futuro. È uno dei messaggi della Pasqua che possiamo condividere, dopo mesi nei quali tante lacerazioni si sono prodotte nelle nostre vite. Ci si è messa anche la guerra in Ucraina ad aggiungere sofferenze che rimarranno impresse nei cuori di bambini, madri e anziani dovute a perdite, solitudini, frustrazioni.
Ma ogni cicatrice racconta una storia da condividere. Porta con sé anche un significato, qualcosa che vale la pena non dimenticare. Il corpo continua a ricordare e i segni dolorosi tracciano la mappa della vita, i punti di svolta, gli imprevisti, le scelte difficili. Può trattarsi anche di un segno invisibile, un dolore dell’anima. In questo caso spesso si finge non ci sia nulla, lo si ignora sperando che sparisca magicamente con il tempo.
Nella vicenda di Costantina, una mamma che risiede in Belgio e legata da anni all’Associazione Universale di Sant’Antonio, ritrovo la speranza pasquale. Il dolore per la perdita della figlia tredicenne - a causa di un male incurabile - si trasforma in vicinanza a tante famiglie che salgono lo stesso calvario.
La realizzazione di una associazione di solidarietà titolata proprio a sua figlia Niagara (“Niagara, un coeur gros comme ça”, questo il nome della pagina Facebook che significa: Niagara, un cuore grande così) è stata per lei motivo di rinascita. Dove disperazione e rabbia potevano avere il sopravvento fiorisce un’opera di bene. Sarebbe stato un inutile dolore da trascinarsi appresso negli anni. Le rimane il ricordo di tanti momenti felici vissuti assieme; avverte quotidianamente la mancanza di un volto solare; ma ha trasformato le memorie in cicatrici di speranza per altre madri.
Nel Risorto il credente trova l’immagine dell’uomo nuovo. Croce e morte sono state esperienze tragiche ma non definitive. Il terzo giorno, tra i segni della sua carne martoriata, si intravvedono i germogli della speranza. Gli occhi stupiti dei suoi discepoli ricevono un messaggio di ripartenza. Toccare con mano il dolore comporta fare esperienza del limite. Nei solchi della sofferenza possiamo scorgere le tracce della risalita in una forma nuova e inaspettata.
Come la mamma di Niagara: accarezzare altre sofferenze ha ridato valore alla sua trasformandola in solidarietà. Ciò che non ci annienta ci fortifica. E anche se lasciamo che vincano le lacrime con queste possiamo irrigare le aridità del cuore altrui. Sia una Pasqua di rinascita, di speranza e di pace per tutti. Auguri!