Anno 133 - Aprile 2021Scopri di più
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Gabriele Pedrina
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Dall’aprile dell’anno scorso ho scritto tre volte pensando al Coronavirus. Ogni volta ho sperato che, in quel mese e mezzo che c’è da quando invio l’articolo in redazione a quando la rivista arriva in casa, le cose cambiassero in meglio. Mai una volta che sia andata così! Ora non so più cosa pensare e, a essere sincero, non so neanche come mi sento. Grazie al cielo di salute mi sento bene e finora il virus non mi ha incrociato. L’umore, invece, è abbastanza grigio e non so dove poggiare i miei pensieri. Ne abbiamo sentite di ogni in quest’anno: voci, proclami, allarmi, profezie. Non s’è parlato d’altro sui social, in tivù e qualsiasi chiacchierata andava a finire lì, perché di argomenti non ne son mancati: virologi, economisti, complottisti, negazionisti, e vax e no-vax, climatologi e pure veggenti; ognuno di loro aveva la sua verità da portare, i suoi dubbi da insinuare, i pronostici da fare.
Gentile lettore, grazie per aver scelto questo articolo
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