Anno 134 - Ottobre 2022Scopri di più
Il perdono e lo sguardo rivolto al futuro
Fratel MichaelDavide Semeraro
Lo scorso mese di luglio papa Francesco, seppur afflitto da grossi problemi di deambulazione, non ha rinunciato alla visita in Canada per chiedere apertamente e ripetutamente scusa per le violenze perpetrate a fine 1800 ai danni degli indigeni, definendole un genocidio. Più di qualcuno ha criticato questo atteggiamento e le scuse: c’è chi le ha considerate solo un gesto formale e chi invece le ha considerate anacronistiche perché troppo lontane dai fatti capitati e dai responsabili. Allora, come intendere correttamente questo gesto?
B.S. (Venezia)
Questo come altri gesti di riconciliazione e di richiesta di perdono compiuti da papa Francesco sono da leggere dentro a quel dinamismo di conversione radicale della Chiesa al suo interno cominciato con il Concilio Vaticano II. La Chiesa “indefettibile” nella fede in Cristo è consapevole delle proprie infedeltà al Vangelo e, soprattutto, della propria fatica a comprenderne fino in fondo il significato e di questo chiede perdono con semplicità e umiltà. La richiesta di perdono è più rivolta al futuro che al passato. Molto probabilmente certi comportamenti oggi ritenuti inadeguati e persino empi sono stati compiuti a partire da una sensibilità e da una comprensione particolare e datata del Vangelo. Ciò non toglie che bisogna riconoscere la propria durezza e lentezza di cuore per crescere nell’intelligenza del Vangelo perché renda la Chiesa umile e fedele, fedele e umile!