Anno 132 - Luglio-Agosto 2020Scopri di più
Il Quartetto d’archi
Elide Siviero
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Ho sempre avuto una passione sfrenata per il quartetto d’archi. Certo, mi piacciono le sinfonie, ma la musica da camera mi incanta di più. Apprezzo molto i duetti fra strumenti, ma trovo che il quartetto d’archi sia un’opera perfetta. Nel lontano 1996 mi sono anche cimentata a scrivere dei temi per quartetto d’archi ed è stata un’esperienza a dir poco inebriante. Ora non so nemmeno come ho fatto, e oggi non sarei in grado di comporre una cosa del genere: non mi ricordo le regole da applicare, le estensioni dei vari strumenti, non mi ricordo più come si scrive in chiave di Do: insomma, ero solo un’autodidatta che si è cimentata in qualcosa di speciale. Ma mi ricordo cosa pensavo e come funziona un quartetto d’archi. Questo complesso armonico, formato da due violini, una viola e un violoncello, ha questa caratteristica precipua: ogni strumento è un solista in dialogo con gli altri, perché vi è parità di importanza fra le quattro voci. Diversamente dalle sinfonie, in cui le parti gravi, affidate a viole, violoncelli, contrabbassi, bassotuba, ecc. creano la base su cui si dispiega la melodia, nel quartetto la melodia rimbalza fra i quattro strumenti e ognuno ha una sua…
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