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Il rosario: paziente tessitura

suor Marzia Ceschia

Il mese di ottobre, come il mese di maggio, è tradizionalmente dedicato dalla devozione popolare alla preghiera mariana del S. Rosario. In particolare la Chiesa cattolica celebra la festa della madonna del rosario il 7 ottobre. All’intercessione di Maria, infatti, fu attribuita la vittoria della flotta cristiana nel 1571 a Lepanto contro i Turchi musulmani. In conseguenza di questo evento papa Pio V (1504-1572) istituì dal 1572 la festa della “Madonna della Vittoria” che, due anni dopo, papa Gregorio XIII confermò sotto il titolo di “Madonna del Rosario”.

Nel 1716 la festa fu estesa a tutta la Chiesa universale e fissata in maniera definitiva al 7 ottobre da papa Pio X nel 1913. Furono anche le apparizioni a Lourdes nel 1858 a incentivare la pia pratica della preghiera mariana del Rosario che pure ha radici antiche. Chiamato anche il “breviario del popolo”, nasce come alternativa alla recita dei 150 salmi del salterio per quanti, particolarmente i conversi (fratelli laici) dei monasteri, non leggevano il latino.

Sin dal XIII secolo, quindi, si parlava di un Salterio della Beata Vergine e, per agevolare la preghiera, si adottò la corona, peraltro già utilizzata per altre devozioni. Il domenicano Alano de la Roche (1428-1475) nel suo De dignitate psalterii racconta che nel 1212 san Domenico, durante la sua permanenza a Tolosa, ebbe una visione della Vergine che gli consegnò il Rosario come arma per combattere l’eresia albigese senza ricorrere alla violenza.

Fu proprio Alano, poi, a rivitalizzare questa pratica nel Nord della Francia, dando vita anche a una confraternita per la diffusione del Salterium Mariae che assunse via via una struttura fissa, ratificata da papa Pio V. Certamente per tanti di noi questa preghiera suscita memorie care, legate ai nostri nonni, ai nostri genitori che con fede ripetevano l’Ave Maria, portando in cuore il bene sperato per le proprie famiglie.

Oppure ci visita il ricordo di qualche pellegrinaggio in uno dei tanti santuari dedicati alla Madonna, magari col carico di qualche sofferenza o anche con il bisogno di ringraziare per una particolare esperienza della grazia di Dio. Preghiera popolare sì..., ma questo non significa banale né superficiale.

Papa Paolo VI, nel corso dell’Udienza generale del 10 maggio 1964, nota i tratti essenziali di questa devozione: «Il Rosario è un’educazione alla pietà religiosa, più semplice e popolare, ma al tempo stesso più seria e più autentica: insegna a unire l’orazione con le azioni comuni della giornata, santifica le vostre amicizie e le vostre occupazioni, vi abitua a unire le parole della preghiera al pensiero, alla riflessione sui “misteri” del Rosario; e questi, che si presentano come quadri, come scene, come racconti, l’uno dopo l’altro, e ricordano un po’ l’incantesimo delle sequenze cinematografiche, per voi tanto interessanti, vi portano alla visione fantastica dei fatti, ricordati dai “misteri”, alla storia della vita di Gesù e di Maria, e alla comprensione delle più alte verità della nostra religione, l’Incarnazione del Signore, la sua Redenzione, e la vita Cristiana, presente e futura.

È una scala il Rosario; e voi la salite insieme, adagio adagio, andando in su, incontro alla Madonna, che vuol dire incontro a Gesù. Perché anche questo è uno dei caratteri del Rosario ed è il più importante e il più bello di tutti: e cioè, il Rosario è una devozione che, attraverso la Madonna, ci porta a Cristo. È Gesù Cristo il termine di questa lunga e ripetuta invocazione a Maria. Si parla a Maria per arrivare a Gesù. Ella lo ha portato al mondo. Ella è la Madre del Signore. Ella ci introduce a Lui, se noi siamo devoti a Lei».

Accordando immaginazione e preghiera, meditando la vita di Gesù nei nostri vissuti, accompagnati – come fu accompagnato Lui – dalla presenza materna di Maria al ritmo dell’Ave entriamo in sintonia, in comunione con il Signore e con quelli per i quali, un grano dopo l’altro, intercediamo. Possiamo immaginare la preghiera del Rosario come un’opera di paziente tessitura, dove la trama del mistero si dipana ai nostri occhi come meraviglia, come senso dato dalla presenza di Dio nei giorni dell’uomo, gaudiosi, dolorosi, luminosi o gloriosi che siano.