Anno 134 - Febbraio 2022Scopri di più
Il saluto dell’angelo
Chiara Bertoglio
In quest’anno ho pensato di proporre un ciclo di articoli dedicati alla figura della Vergine Maria nella musica. Innumerevoli brani musicali cantano la Vergine nella liturgia, nella musica sacra, e anche in ambiti apparentemente profani; oltre, infatti, all’importanza di Maria nel cristianesimo, la sua figura affascina anche perché è un emblema di grazia e Grazia allo stesso tempo, di quella bellezza che risplende in Lei come in nessun’altra creatura, e che la musica cerca di esprimere con il proprio linguaggio.
In questo primo articolo partiremo dall’Ave, Maria, il saluto dell’angelo, che possiamo immaginare talmente bello da essere stato forse più simile a una musica che a un discorso parlato. Per iniziare vorrei proporre l’ascolto di Ave Maria, Virgo serena del compositore fiammingo Josquin Desprez, vissuto nel XV secolo, considerato fra i maestri assoluti dello stile polifonico. In questo brano di grande dolcezza troviamo dei momenti speciali: per esempio, sulle parole “solemni plena gaudio” tutte le voci si ritrovano sullo stesso ritmo, per permettere all’espressione della gioia di risuonare in modo più efficace.
Di tipo assai diverso è l’Ave, Maria di Felix Mendelssohn, un compositore vissuto nell’Ottocento e proveniente da una famiglia ebraica di altissimo livello, successivamente convertitasi al cristianesimo protestante. Scritta nel 1830, quando il musicista aveva appena vent’anni, la sua Ave, Maria si struttura in tre parti: la prima e l’ultima sono affidate a un’alternanza fra tenore e coro, mentre, nella sezione centrale (in cui si implora la Vergine di pregare per i peccatori), troviamo dei movimenti polifonici che rappresentano un’evoluzione dello stile praticato da Josquin quasi quattro secoli prima.
Colpisce che questo brano così luminoso, delicato e sincero in onore di Maria sia stato scritto da un musicista che era profondamente radicato nella cultura e nella fede luterana. È interessante anche notare che il “personaggio” dell’angelo è affidato a una voce di tenore (e non a un fanciullo o a un soprano come certe immagini degli angeli ci porterebbero a immaginare). Viceversa, gli angeli nella Bibbia (che Mendelssohn conosceva bene) sono figure possenti, robuste, “terribili” nel senso scritturale del termine (ossia che provocano timore, rispetto e stupore).
La voce di tenore, tipicamente associata a personaggi forti ed eroici, ben si presta a interpretare questa figura. Infine, vorrei suggerire l’ascolto di un brano molto particolare, l’Ave, Maria sopra una scala enigmatica di Giuseppe Verdi. Chi si attende la vocalità espansiva e generosa o le indimenticabili melodie delle sue opere sicuramente resterà perplesso; le ragioni di tale differenza sono dovute sia allo stile caratteristico della musica sacra, generalmente più sobria e composta rispetto alla vocalità lirica, sia – soprattutto – alle circostanze di composizione.
Verdi scrisse questo brano basandosi su una scala diversa dalle tradizionali maggiori e minori, inventata dal musicista Adolfo Crescentini. Tale scala è “enigmatica” in quanto decisamente inusuale e francamente bizzarra; il risultato venne definito da Verdi “un puro esercizio scolastico”, ma, ciononostante, è una creazione affascinante proprio nella sua stranezza un po’ contorta ma coinvolgente.