Anno 131 - Dicembre 2019Scopri di più
Il vestito che pizzica
Elide Siviero
Oggi, guardando alcuni abiti che non posso più indossare perché non si addicono a chi deambula con un tutore, mi sono tornati in mente due vestitini di quando ero bambina. A loro sono legati dei ricordi vivacissimi. Il primo era invernale, a sacco, di lana pesante, giallo, con dei quadretti verdi, azzurri e rosa e un delizioso colletto bianco. Il secondo era estivo, in cotone piquet, tagliato in vita con la gonna ruota e una balza finale. Era bianco con dei cavallini colorati. Era il mio preferito. Mi piaceva molto quello invernale, ma era una vera tortura: era tanto bello quanto scomodo, pizzicava da tutte le parti. Lo mettevo per andare dalla nonna che abitava a Milano e il viaggio si trasformava in un piccolo supplizio. Ma sapevo che la nonna amava quell’abitino e che sarebbe stata felice di vedermelo addosso. Insomma, il vestito invernale risponde al detto: «Chi bella vuole apparire, un poco deve soffrire». Al vestito con i cavallini è invece legato il mio primo ricordo sul cambiamento del mio corpo: mi accorsi con quell’abito che non lo potevo più indossare perché ero cresciuta. Mi rammento che non ci potevo credere: non entravo più nel mio vestito preferito…
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