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Incontrò la “Signora” che le indicò il Cielo

suor Marzia Ceschia

Così lontana dai modelli dei nostri tempi, forse proprio per questo destabilizzante e affascinante: Bernadette Soubirous (1844-1879), la veggente di Lourdes, attrae per il messaggio evangelico che la sua breve esistenza è stata in grado di incarnare. Non vogliamo tanto soffermarci qui sulla dimensione del miracolo – quella più immediatamente legata alla sua esperienza – ma riflettere sulla sua totale disponibilità, fiducia in un piano divino che guida la storia. Questa attitudine la rende affine alla docilità di Maria.

Anche Bernadette ha ricevuto, infatti, la sua “annunciazione” e come per Maria non si è trattato di un evento significativo per lei sola. Noi riceviamo le nostre “annunciazioni”, piccoli o grandi appelli nei luoghi della nostra quotidianità, richiami alla nostra personale “missione”, ma quanto siamo attenti anche a quel che pare di poca importanza? Bernadette è una degli insignificanti del suo tempo, povera in tutti i sensi: figlia di François e di Louise Castérot, nasce il 7 gennaio 1844 in una famiglia di mugnai che si indebitano fino a dover lasciare il mulino, diventando braccianti, costretti ad abitare un tugurio fatiscente. Bernadette è sin da piccola cagionevole di salute, si ammala di colera e le resta un’asma cronica.

È praticamente analfabeta, solo saltuariamente frequenta la scuola presso l’ospizio di Lourdes, nella classe delle bambine povere dove dell’istruzione si occupano le Suore della Carità di Nevers. Ha solo quattordici anni quando, l’11 febbraio 1858, le appare per la prima volta la Vergine. Bernadette era uscita con la sorella e un’amica in cerca di legna da ardere sulla riva del Gave a Massabielle. Nell’incavo di una roccia – la Grotta – ella sola vede una bella Signora vestita di bianco che la invita a recarsi in quel luogo per quindici giorni. Maria appare alla giovane per diciotto volte da febbraio a luglio. Da lei, racconta Bernadette, si sente guardata come una persona guarda una persona.

Solo il 25 marzo la Signora rivela il suo nome: «Io sono l’Immacolata Concezione». Quattro anni prima papa Pio IX aveva dichiarato il dogma mariano, ma la giovane non poteva certo esserne informata. Nel corso di una delle apparizioni la Vergine invita Bernadette ad «andare a bere e lavarsi alla fontana». Ella scavando la terra melmosa trova una sorgente: in quel punto la Signora chiede di costruire una cappella. Il luogo diventa spazio di preghiera, di guarigioni, richiamando attorno alla veggente attenzione, devozione e sospetti. È sottoposta a innumerevoli interrogatori che vorrebbero smascherarne l’impostura, ma lei resta semplice, limpida nel suo dire, non si contraddice, è coerente e disinvolta.

Aspirando a nascondersi e sentendo il desiderio di consacrarsi, entra tra le Suore della Carità e dell’Istruzione cristiana di Nevers (nel 1866, a 22 anni), trascorrendo gran parte del tempo in infermeria per via della situazione fisica sempre più precaria. Soffre di asma, di tubercolosi, è affetta da un tumore osseo al ginocchio. Il 16 aprile (in questo giorno è stata fissata la sua festa liturgica) 1879, a 35 anni, il mercoledì di Pasqua, muore. È beatificata nel 1925 e nel 1933 papa Pio XI la proclama santa.

Bernadette Soubirous incarna la logica espressa da san Paolo in 1Cor 1,27: «quello che è stolto per il mondo Dio lo ha scelto per confondere i sapienti; quello che è debole per il mondo Dio lo ha scelto per confondere i forti». La sua personalità ci sollecita a non disprezzare chi non ha apparenze da vantare, poiché proprio dove non c’è modo di rivendicare orgogliosamente meriti e potenza il Signore si esprime. In questa divina libertà di comunicarsi che scandalizza il mondo Bernadette fonda la sua libertà. Si lascia raggiungere e “usare”, cosciente che ogni grazia è per la carità, apre agli altri, non diventa proprietà di chi la riceve.