Anno 134 - Gennaio 2022Scopri di più

Aderisci all'Associazione

La Città “dipinta”

Alfredo Pescante

"La pittura è una certezza che non moriremo!». Quest’affermazione forte e allo stesso tempo gioiosa di Vittorio Sgarbi l’abbiamo udita in un recente suo commento a una tela di Leonardo da Vinci.

Il noto critico ha centrato in pieno la ragione per cui grandi artisti del Trecento come Giotto, Guariento di Arpo, Altichiero da Zevio, Giusto de’ Menabuoi, Jacopo Avanzi e Jacopo da Verona han lasciato a Padova un tesoro inestimabile in chiese, oratori e palazzi: instillare un approccio alla Fede.

Una volta i dipinti sostituivano la Bibbia per chi non poteva acquistarla o non sapeva leggere. Ancor oggi, vestiti di Vangelo, questi affreschi ci fan accordare col Cielo. Da mesi la città di Padova è divenuta patrimonio Unesco per i suoi cicli pittorici del Trecento.

Custoditi in sette siti rappresentano un insieme unico di eccezionale valore, cominciando da Giotto, “che mutò l’arte di dipingere di greco in latino”, imprimendo un’anima nei personaggi. Allora, mettiamoli a mente perché, giunti nella città di Sant’Antonio, è obbligo visitarli per assaporare il motivo di tanta bellezza!

Li troveremo nella Cappella degli Scrovegni, nella Chiesa degli Eremitani, nel Palazzo della Ragione, nella Reggia Carrarese, nel Battistero della Cattedrale (foto sopra), nell’Oratorio di San Michele, nella Basilica e Convento di Sant’Antonio e nell’Oratorio di San Giorgio.

E proprio nella “cittadella antoniana” (Basilica e Convento di Sant’Antonio e Oratorio di San Giorgio) ne è stipata una grande quantità, il meglio del XIV secolo a descrivere, quasi in un film, la Padova d’allora, una città dipinta = “Urbs picta” non solo nelle sue emergenze architettoniche, ma nei suoi abitanti, nei personaggi più in vista, a rendere palpitante la loro vita, immersa in colori intensi, cominciando dall’oro e dall’azzurro lapislazzuli, preludio al Rinascimento.

Di mese in mese andremo alla scoperta di questa città “dipinta”. Loderemo gli artisti e ringrazieremo i committenti delle opere: gli Scrovegni, i Carraresi, i Conti, i Lupi di Soragna e i Frati. Quest’ultimi che, gelosi, han saputo custodire un patrimonio invidiatoci dal mondo, dimostrando grande cultura, saggezza e generosità.