Anno 132 - Aprile 2020Scopri di più
La forza della speranza e del sentirsi insieme
Alessandra Castelliti
Stiamo attraversando un periodo molto delicato nel quale le nostre vite, lavori, sicurezze, progetti vacillano come una barca in mezzo al mare in burrasca. È naturale provare paura e preoccupazione, ma noi abbiamo dentro risorse infinite che ci devono invitare a non scoraggiarci e a trasformare questo tempo di “sosta” e privazione in pensieri nuovi. Non dobbiamo focalizzarci solo sulla paura altrimenti questa prende il sopravvento indebolendo la nostra mente e il nostro corpo.
Essere prudenti è un atteggiamento saggio, ma in questo momento dobbiamo saper mantenere una maggiore tenacia interiore capace di aprire lo sguardo verso l’altro con una comunicazione sensibile. Concentrarsi solo sulle notizie negative ci chiude in uno stato di timore tale che potrebbe alla lunga indebolire il benessere psicologico. Andare a fare una passeggiata in mezzo alla natura, guardare i fiori, stare anche in terrazza o in giardino a guardare il sole, parlare dal poggiolo con il vicino di fronte, stare al telefono con un amico, leggere un libro, pensare a un nuovo lavoro o al modo di stare in casa senza annoiarci, ci aiuta a potenziare il nostro essere in questo periodo di emergenza che sta indebolendo concretamente le nostre certezze.
Il nostro mondo interiore ha delle potenzialità immense e questo è il momento per provare a gestire il nostro stato d’animo in maniera costruttiva. Nella vita purtroppo capitano delle emergenze, anche invasive come queste, e bisogna rimanere saldi senza perdere lucidità, pazienza e senso della realtà. Ma se il timore del contagio, di non farcela, di non superare la crisi anche lavorativa rimane come un pensiero “ossessivo” costante, alimenta in noi uno stato di stress e timore che può renderci fragili e chiusi a nuove possibilità. Quindi il pensiero vitale di ognuno di noi, non solo nel momento del bisogno, dovrebbe viaggiare con la mente considerando che le difficoltà nel mondo sono moltissime e che non siamo i soli o gli unici a vivere momenti di criticità.
Perciò sforziamoci a mantenere uno sguardo aperto a tutte le problematiche del mondo così da avere la forza di superare la paura di non farcela. In questo momento in cui il lavoro, le scuole, le attività sono in stato di “pausa” è possibile comunque sviluppare altruismo e solidarietà verso le nostre famiglie. Come? Vi porto l’esperienza di Veronica, una donna di 75 anni, che per amore ha desiderato rendersi utile concretamente con il prossimo e racconta: «Mi sono chiesta cosa poter fare per gli altri in questo momento nel quale “star vicino fisicamente” è limitato, i bambini sono a casa da scuola e gli anziani soli.
Ho pensato che l’unica cosa che da sempre faccio bene è cucinare e abitando in un palazzo di tante persone, tutte chiuse nei loro metri quadri, ho pensato che potesse essere un bel gesto di condivisione fare delle torte buone e profumate, come segno che la vita è nutrimento prezioso in questo momento nel quale il timore di perdere è grande. Una nonnina di 93 anni sempre sola ha visto il mio gesto con commozione perché si è sentita voluta bene e non abbandonata. Una mamma alle prese con l’organizzazione dei bimbi piccoli, lavoro, vita familiare mi ha accolto con un grande sorriso e ringraziato, così avrebbe avuto per il pomeriggio la colazione buona e casalinga per i suoi figli.
Il vicino solitario sempre schivo, in un primo momento diffidente, ha detto che non mangiava molto i dolci, ma poi avendo visto il mio entusiasmo di condividere in questa situazione faticosa il profumo della vicinanza tramite la torta, ha accolto piacevolmente la mia fetta per lui. Tutto questo l’ho fatto sicuramente nel rispetto delle normative (giusta distanza, guanti) ma allo stesso tempo serena e pronta a ricevere anche dei no. Mi ha sorpreso moltissimo constatare come donare con il sorriso, fare un gesto d’amore, moltiplichi altri gesti di amore, solidarietà, altruismo e al contrario la chiusura, diffidenza, pessimismo generino comportamenti di distanza, non tanto fisica, ma interiore e mentale».
Questa meravigliosa esperienza di Veronica ci invita a farci attrarre dalle cose belle e buone e a condividerle sempre con il prossimo soprattutto nei momenti di grande fatica e fragilità. Chiara Lubich ci ricorda in un suo discorso che «I beni non si muovono se non si muovono i cuori». Sicuramente vivendo la carità, la disponibilità, si avranno delle belle conseguenze: ognuno di noi può sentirsi sollecitato a donarsi di più per il bene comune. Cerchiamo quindi di aiutarci reciprocamente in questo momento della vita in cui ci è richiesto di amare maggiormente attraverso una parola, una telefonata, un gesto di rassicurazione, ascolto, condividendo se serve i propri beni con qualcuno che attualmente può trovarsi nell’emergenza e nel disagio. Insieme sarà meno difficile superare la fatica di questo tempo. Buon cammino!