Anno 132 - Marzo 2020Scopri di più
La preghiera del mattino
Alberto Amadio
Ecco, ci sono cascato anch’io, benché rimpianga il telefono fisso, con la cornetta da sollevare e accostare all’orecchio, il filo che si attorcigliava su sé stesso, le rotelline per comporre i numeri, facendo attenzione che il dito non “scappasse” fuori dal cerchietto prima della rotazione completa, altrimenti si doveva ripetere tutto daccapo! Che ridicolo cimelio, vero? Eppure allora si riusciva ugualmente a sopravvivere, anzi, a vivere più tranquillamente! Pure io – dicevo – son caduto prigioniero di un’abitudine che ormai ci ha resi schiavi un po’ tutti: al mattino, appena sveglio, accendo il cellulare, controllo che non siano arrivati nuovi messaggi e lo metto immediatamente in carica. Ma è questa la preghiera del mattino che ci insegnavano le nostre mamme e nonne: ringraziare il Signore di averci custoditi durante la notte e invocare il Suo aiuto all’inizio della giornata? Purtroppo no! La libertà di potersi concedere almeno qualche minuto di raccoglimento con Dio, che ci offrirebbe tanta pace e consolazione, ci viene spesso tolta dall’ansia degli impegni quotidiani, accresciuta dai nuovi mezzi tecnologici. È una situazione preoccupante, soprattutto per i più giovani. Un articolo del 2008, pubblicato su La Repubblica, racconta di due ragazzini spagnoli, di 12 e 13 anni,…
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