Anno 137 - Febbraio 2025Scopri di più

Italiano FEB 2025 sant antonio
Aderisci all'Associazione

La scioltezza nel vivere non viene dall’alcol

Gabriele Pedrina

L'alcol, che sia uno shottino o una birra, per voi ragazzi ha sempre lo stesso sapore: quello della sfida. Finché non passa la fregola di vedere l’effetto che fa, di capire quanto riuscite a berne, di sperimentare quel sentirsi tutti gasati e soprattutto di scoprire come si sta dopo, è solo una sfida. Che la birra sia ambrata o non filtrata, che sia gin o un amaro, bianco o rosso non fa grande differenza o quanto meno non state a far storie come quando la mamma vi mette sul piatto i broccoli anziché le amate patatine fritte. Sarebbe come star lì a scegliere la marca d’acqua minerale con cui battezzare un bambino. Basta che sia acqua. Basta che sia alcol.

Una sfida lanciata a chi? Beh, prima di tutto alle vostre paure, al timore di quello che può succedere se perdete il controllo di voi stessi o se state male da schifo o di come reagiranno a casa se scoprissero che vi siete prese una balla. E poi è una sfida con chi vi tratta ancora come se foste bambini, che decidono che il momento giusto per bere lo dice l’età e non quello che provate dentro. Ma è anche una sfida che raccogliete dai vostri amici, fatta di lusinghe e battutine, di mezzi ricatti perché vi dimostriate all’altezza della compagnia che frequentate; che sia un branco o le amiche del cuore non fa differenza. La cosa si trasforma in una tempesta perfetta quando la sfida è alla tristezza e alla noia, e quando l’alcol e lo sballo che dà sono la risposta migliore che avete alla voglia di divertirvi, di venir fuori da quel mondo grigio e pieno di frustrazioni in cui vi sentite prigionieri. E la cosa diventa terribilmente seria quando la sfida s fa guerriglia, e la guerriglia battaglie e le battaglie una guerra che, lo sanno già tutti, perderete.

Anche a me piacciono le sfide e se mi ritrovo nella condizione di cimentarmi con qualcosa di pericoloso, prima di andare avanti calcolo i rischi, se sono comunque nelle condizioni di venirne fuori anche se le cose dovessero andare storte, se posso, in ogni caso, rialzarmi o se c’è qualcuno che potrà aiutarmi; altrimenti passo alla prossima occasione. Per cui le cose si fanno quando ci si sente protetti… non invulnerabili! È vero: il vino – e l’alcol in genere – sa regalare momenti piacevoli perché ha la capacità di sciogliere, oltre che di stuzzicare le nostre papille gustative. Ma al pari di qualsiasi altra cosa che ingeriamo chiede attenzione perché può generare danni che verranno a galla quando sono già gravi, e l’età fa la differenza. Se le ossa di un giovane si aggiustano prima e meglio delle mie, anche le cellule del suo cervello si bruciano prima se esposte all’alcol.

C’è poi da chiedersi se, considerato che il più delle volte non siamo gli sfidanti, bensì gli sfidati – cioè quelli che sono provocati a dimostrare qualcosa – bisogna sempre vivere tutto come una sfida. Ho capito che alla vostra età vi viene continuamente chiesto di dimostrare che avete studiato, che vi siete allenati, che sapete essere educati, che siete alla moda, ma non è che tutto debba sempre essere una sfida e che voi, per primi, abbiate bisogno di sapere di “essere capaci” per avere stima di voi stessi. Ci sono altri registri nella vita: c’è il conoscere, lo sperimentare, il condividere, il costruire questi e altri modi di affrontare l’esistenza che ci portano a scoprire la giusta misura, ad azzardare anche, a sbagliare, ma senza la foga di dover dimostrare.

A star concentrati sul poter dire “Arrivato!”, “Fatto!” perdete quel che c’è lungo la strada o quel modo più interessante di concludere un’opera. La scioltezza nel vivere non viene dal vino, ce l’avete già dentro.