Anno 132 - Maggio 2020Scopri di più
La semplicità come risorsa nelle fatiche quotidiane
Alessandra Castelliti
Desidero parlarvi della semplicità come strumento e caratteristica per affrontare la vita con occhi nuovi, ma prima è necessario chiarire la differenza fra semplicità: “caratteristica di ciò che è costituito da un solo elemento” e semplicismo: “modo troppo semplice e superficiale di considerare le cose, di proporre e risolvere problemi”. Ritengo fondamentale partire dal significato del termine che desidero approfondire nelle particolarità, perché solo attraverso la conoscenza possiamo permetterci di non generalizzare né banalizzare le cose che vediamo, ascoltiamo o riceviamo.
A tal proposito mi piace riportarvi una frase di Lev Tolstoj che ben sottolinea l’importanza del concetto di semplicità: «Non c’è alcuna grandezza là dove non vi sono la semplicità, il bene e la verità». Il periodo difficile che stiamo attraversando a livello personale e mondiale a causa della pandemia, ci ha costretti a far emergere una impensabile capacità di adattamento su vari fronti. Quotidianamente tutti noi dobbiamo avere l'abilità di creare cose nuove, di saperci adattare a situazioni interiori, familiari, lavorative, economiche, spirituali e queste nuove richieste non sono per nulla scontate, facili, indolori.
Le costanti privazioni di abitudini, le regole imposte e il timore ci possono mettere a dura prova sia individualmente che collettivamente. Dalla riflessione individuale e dai dialoghi con le persone ho colto il valore della semplicità come prima e necessaria qualità per dare significato ai gesti, anche se modificati, del quotidiano, allo spazio da condividere con altri o al confronto con la propria solitudine. La semplicità – vissuta come armonia da sperimentare dentro di noi – è una grande forza da ritrovare e può esserci utile come strumento per provare ad adattarci meglio a ciò che fino a qualche mese fa sembrava impossibile. Johann Wolfgang von Goethe scrisse una frase che anche oggi risuona come un forte richiamo interiore: “Un cuore che cerca sente bene che qualcosa gli manca; ma un cuore che ha perduto sa di cosa è stato privato”.
L’attuale periodo carico di preoccupazione ci riporta alla consapevolezza del poi, cioè quello stato di smarrimento quando ci rendiamo conto troppo tardi che tutto ormai è passato, perduto o forse trasformato, potenziato, migliorato, chissà! Forse dalla grande privazione può scaturire un nuovo risveglio rispetto alla condizione di assopimento quotidiano, uno stato che spesso ci induce a fare cose, considerare persone, emozioni, incontri, salute tutto allo stesso livello. Ad oggi, dopo questo “risveglio improvviso”, siamo ben certi che ogni cosa ha un proprio peso e valore.
Non dovrebbe essere necessario sperimentare una pandemia per accorgerci della preziosità costituita dalla libertà di pensare, agire, muoverci. Questo “blocco forzato” è stato l’occasione per rivisitare parti dimenticate di noi e capacità di ascolto nuove. Quando le abitudini che si davano per certe subiscono uno stravolgimento immediato minacciando serenità emotiva, fisica, economica, familiare, le persone si apprestano a rivedere la vita cercando nel quotidiano l’essenziale attraverso il dono di una ritrovata semplicità interiore. Vi porto l’esperienza di Mara: in un dialogo mi racconta che non aveva mai tempo per fare da mangiare, stare con i figli, pulire la casa, leggere un libro perché il suo unico pensiero era il lavoro.
Improvvisamente, a seguito del coronavirus, si è trovata ferma a casa. La signora non ha sperimentato una bella situazione ritrovandosi in cassa integrazione, e così anche il marito, ma nella semplicità si è riattivata negli spazi comuni. Con i manuali di cucina della mamma si è messa a fare il pane con i figli, a leggere i libri ormai dimenticati, ad ascoltare il suono del silenzio e degli uccellini nel pomeriggio di un giorno feriale mentre prima il rumore assordante delle auto e lo smog erano la costante compagnia. Il marito ha ripreso a suonare il pianoforte, a seminare le piante: una nuova organizzazione che inizialmente ha destabilizzato e poi arricchito.
Certo l’esperienza di Mara è positiva, ma ve ne sono altre meno felici. L’incapacità di convivere serenamente porta sopportazioni incredibili oppure solitudini desolanti pur essendo in compagnia. Infine molti anziani costretti in casa dalla pandemia non potendo andare al supermercato sono stati deprivati anche del saluto quotidiano. Credo comunque che la semplicità sia la sorgente di vita che ci consente di rendere preziose le piccole cose senza cadere nel semplicismo, sapendo che quello che dobbiamo vivere con pienezza è l’attimo presente perché può esserci portato via anche in un secondo e in qualche misura in questi tempi lo abbiamo sperimentato.
Solo il presente è certo e va guardato con gratitudine e anche se a volte il cammino riserva amarezza, fatica, dobbiamo affidarci e fidarci del dono della vita che portiamo dentro con semplicità. Un caro abbraccio a ciascuno nella speranza di un futuro colorato!