Anno 134 - Febbraio 2022Scopri di più
La vivace Padova di Giusto de’ Menabuoi
Alfredo Pescante
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Il pensiero entrando in Basilica? Andare nella cappella dell’Arca, alla tomba di Antonio, per venerarlo, posare la mano sul marmo a ringraziare e chiedere favori. Poi in “Sancta Maria Mater Domini” ove il Santo pregò, celebrò e confessò. Uno sguardo alla Madonna Mora e gli occhi all’infinito numero di personaggi, pure ai 40 Antenati di Gesù, dipinti nell’oratorio accanto! I fratelli Naimerio e Manfredino Conti, amministratori dei Carraresi, signori di Padova, nel 1382 lo scelgono a cappella sepolcrale di famiglia, mutando la titolazione di “Andrea apostolo” in “Apostoli Filippo e Giacomo”. Miglior scelta alla loro memoria? Far dipingere la cappella da un artista di grido, “costringendo” molti a fermarsi e pregare. A Padova c’è il fiorentino Giusto de’ Menabuoi, formatosi presto all’ombra dei seguaci di Giotto a Milano e in terra veneta. Qui nel 1370 decora agli Eremitani le cappelle Cortellieri e Spisser. Il suo capolavoro nel 1378 è il Battistero di Padova con storie del Vecchio e Nuovo Testamento, di Cristo, del Battista e il Paradiso, ammirato per i colori chiari, fluorescenti e le presenze affollate, ognuna individuabile. Al Santo, dipinta nell’andito al Chiostro della Magnolia la “Tomba Bonzanello e Nicolò da Vigonza” con un’iridescente “Incoronazione della Vergine tra…
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