Anno 132 - Marzo 2020Scopri di più
Le virtù: profumo di gioia
fr. Antonio Ramina
«Ogni cosa alla sua stagione». Così recita il proverbio. Per dire che se alcune cose possono andar bene in certi tempi, in altri potrebbero risultare fuori luogo. Si può affermare questo anche per le parole che usiamo? Ci sono, cioè, parole buone per alcuni tempi, ma che ci appaiono inappropriate in altri? Detto in altri termini: anche le parole possono andare fuori moda? A giudicare dalla parola “virtù” credo proprio che si dovrebbe dire di sì. L’uso dell’espressione “virtù” potrebbe infatti apparirci tipico di un linguaggio di altri tempi. Se oggi parliamo di “virtù” forse suscitiamo qualche sorriso ironico in chi ci ascolta. Da un lato è comprensibile, perché a volte alla parola “virtù” corrispondono atteggiamenti forzati e artificiali. Chi è virtuoso rischia cioè di essere visto come una persona che, mettendo in atto i suoi sforzi, riesce a rivestirsi di comportamenti cerimoniosi. Ma la ricerca della virtù potrebbe anche essere derisa a motivo del fatto che, probabilmente, oggi si è più propensi a valorizzare ciò che è spontaneo, immediato. Spontaneità e immediatezza, certo, sono anch’esse attitudini importanti; ma possono escludere del tutto ogni riferimento alla virtù? Guardando indietro scopriamo che le “virtù” venivano incoraggiate anche dalla sapienza antica. Se…
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