Anno 135 - Dicembre 2023Scopri di più
Nascere oggi
Don Livio Tonello, direttore
Sicuramente qualche volta vi sarete chiesti: “se Gesù nascesse nella nostra epoca, quale il luogo e con quali modalità”? Forse in Asia o in America Latina, forse in una baraccopoli o in un centro di raccolta per migranti… pensando a una attualizzazione di ciò che è avvenuto 2000 anni fa. E se cambiasse stile? Potrebbe nascere in una Villa con vista sul mare, in una clinica o ancora sotto un portico oppure in una trincea dell’Ucraina... Perché verrebbe ugualmente per tutti, poveri e ricchi, santi e peccatori. Così è stato allora, così sarebbe oggi. Una nascita periferica e anonima capace di rivoluzionare la storia. Ha scelto la periferia e gli ultimi perché nessuno potesse vergognarsi della propria condizione e non sentirsi degno di accoglierlo. Sono anche convinto che saremmo in ogni caso stupiti e forse anche incapaci di riconoscerlo proprio come i capi del popolo di Israele di allora.
Se il figlio di Dio nascesse oggi, non troverebbe ambienti più favorevoli di quelli di un tempo. Nemmeno la terra di Israele sarebbe un luogo propizio, visto quello che è accaduto tra palestinesi e israeliani. Non è stata risparmiata nessuna vita, nemmeno quella dei bambini. Il luogo nel quale la Vita si è resa visibile rimane un crogiolo di ingiustizie, di conflitti, di soprusi, di rivendicazioni. Solo la cultura dell’accoglienza può rendere un popolo nobile, umano, con un futuro.
Ci stiamo meravigliando di questo? A ben pensarci l’ostilità verso la vita è di ogni giorno. Non è scontato nascere e vivere oggi. In nove Paesi dell’Africa sub sahariana la vita media è inferiore ai 55 anni. Fino a qualche anno fa in Cina c’è stata la politica demografica del figlio unico. Anche in Italia la denatalità è sempre più marcata con ripercussioni sociali, lavorative ed economiche notevoli. Non è scontata una apertura alla vita, specialmente di quella fragile e gravata da handicap fisici e mentali. Non è scontata una crescita armoniosa, in un nucleo familiare sereno e affettivamente stimolante.
L’evento della nascita chiede braccia, cuore e menti aperte; chiede il riconoscimento della vita come un dono; chiede lo stupore di fronte al mistero divino in essa presente. Quello che simbolicamente è avvenuto 800 anni fa quando S. Francesco ha rievocato la notte di Betlemme con il primo presepe vivente. Non è stata una rappresentazione teatrale, ma un messaggio potente per celebrare la presenza di Dio nel mondo. Un Dio che si è fatto vicino, in carne e ossa e che si è lasciato accogliere da braccia umane. Anche oggi ci sono segni, fatti, situazioni e persone nelle quali Dio si rende presente. Non secondo i nostri schemi, non secondo i nostri criteri. Nascere oggi è sempre più un evento, ma sempre segno che Dio non si è stancato dell’umanità. Facciamo in modo che il nostro Natale non perda quel senso originario carico di benedizione per tutti noi.
Auguri di buon Natale, generativo e accogliente.