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Nel mondo di Alice

Elide Siviero

Oggi ho notato qualcosa di interessante e sento che mi devo soffermare sulla scala di valori del mio cane perché è davvero educativo per me. La mia cagnolona Alice ha ben chiaro chi comanda: mio marito è il capo di questo branco di cui lei si sente parte. A lui obbedisce con rispetto, quasi con timore.

Io sono l’educatrice: le ho insegnato gli ordini e lei si orienta bene rispetto a quello che le chiedo, ma a volte penso che mi scambi per una sua compagna di giochi, non ha una grande considerazione di me; se c’è mio marito, io vado in ombra davanti ai suoi occhi. Ma quando arriva mia suocera, la scala di valori è totalmente annullata: per Alice, lei è Dio. Infatti, solo dalla sua macchina arrivano gli ossi più grandi e gustosi.

Solo dalla finestra della sua abitazione spuntano ogni giorno crostini di formaggio, biscottini e golosità varie per cui non esistono più né padrone né educatrice o compagna di giochi: esiste solo Vilma, mia suocera. Se dico “Vilma”, la mia cagna si drizza in piedi e la cerca. Quando lei viene qui in campagna, vuole dormire accanto alla sua porta: non si mette più davanti alla mia vetrata, ma rimane stazionata e ferma davanti al portone di ingresso della sua casa.

Si parla della devozione dei cani, che sono fedeli e attenti, ma questa non è semplice affezione. Questa è adorazione. Guardando la mia cagnolona capisco che così dovremmo vivere con Dio: solo da Lui arrivano i beni più grandi e preziosi; solo Lui può soddisfare la nostra sete di qualcosa di grande e assoluto.

A volte sembra che rimanga nascosto, ma se noi rimaniamo lì, seduti davanti alla sua porta, non mancherà di giungere per noi qualcosa di delizioso. Dovremmo imparare da questo cane cosa sia l’adorazione per Dio: davanti a Lui tutto il resto trascolora. Non esiste più nessun altro: né padroni né amici né compagni di giochi né educatori, niente altro. Solo Lui. E questo “solo Lui” significa adorare Dio.

Mi tornano alla mente alcune parole dell’omelia per il Corpus Domini del 7 giugno 2012 di papa Benedetto XVI, che raccomandava l’adorazione eucaristica. Questa ci permette di non perdere «Il senso della presenza costante di Gesù in mezzo a noi e con noi, una presenza concreta, vicina, tra le nostre case...».

L’adorazione eucaristica è necessaria per vivere a pieno l’Eucaristia nella Messa, perché stare «in silenzio prolungato davanti al Signore presente nel suo Sacramento, è una delle esperienze più autentiche del nostro essere Chiesa, che si accompagna in modo complementare con quella di celebrare l’Eucaristia».

Se manca questa dimensione che ritroviamo nell’adorazione eucaristica, «anche la stessa comunione sacramentale può diventare, da parte nostra, un gesto superficiale. Invece, nella vera comunione, preparata dal colloquio della preghiera e della vita, noi possiamo dire al Signore parole di confidenza». Insomma questa adorazione è necessaria.

A volte però non saremo così devoti e attenti, non avremo parole da dire a Dio; potrebbe succedere per noi quello che dice il salmo 72: «Io ero stolto e non capivo, davanti a te stavo come una bestia. Ma io sono con te sempre: tu mi hai preso per la mano destra...».

Può succedere che questa adorazione consista solo nel rimanere lì, seduti davanti al Signore ad aspettare la sua Grazia, proprio come Alice che non vede più mia suocera, ma sa che lei è dentro la casa e che solo da lei potranno arrivare i beni più speciali.