Anno 135 - Ottobre 2023Scopri di più
Nessuno resti indietro
Don Livio Tonello, direttore
Il mondo non viaggia alla stessa velocità. Ci sono situazioni diverse tra gli abitanti del nostro pianeta. Le diseguaglianze sono sotto gli occhi di tutti e “la forbice” – immagine che comunemente si usa per indicare il divario – si allarga sempre di più. Più volte è stata ribadita la necessità di non lasciare indietro nessuno. Ma ormai è solo una utopia. Anche volendolo, la disparità tra paesi ricchi e paesi poveri è tale che sembra impossibile da colmare.
Ci sono contraddizioni palesi perfino nelle soluzioni proposte. Ad esempio, di fronte al cambio climatico e all’inquinamento del pianeta si prospetta il transito all’ecologico. Abbassare le emissioni di carbonio, investire nell’eolico, sulle fonti rinnovabili… ma questo lo possono fare i paesi che dispongono di una economia consolidata. Quelli in via di sviluppo sono alla rincorsa di un miglioramento sulla base delle risorse attualmente disponibili. Se non possono più utilizzarle, non potranno rallentare il gap con i paesi più evoluti.
Lo stesso possiamo dire per le comunicazioni e la tecnologia. Satelliti e dispositivi per le trasmissioni sono in mano alle grandi multinazionali e oramai anche lo spazio è stato suddiviso. Quale futuro per tanti paesi con democrazie fragili e con risorse primarie limitate? Come riusciranno a non rimanere indietro? Esistono molti piani di sviluppo e investimenti per aiutare le nazioni in difficoltà, ma a scapito di una perdita di autonomia a fronte della restituzione dei prestiti. Sono imbrigliati in un meccanismo che avvantaggia sempre i più ricchi.
La dipendenza economica sottrae le risorse naturali depredate dai paesi che detengono le leve del potere economico. E che dire della finanza che, se non viene regolamentata, diventa pura speculazione animata dalle politiche monetarie? Siamo ancora in tempo – ha affermato papa Francesco in più occasioni – per avviare un processo di cambiamento globale per mettere in pratica un’economia diversa, più giusta, inclusiva, sostenibile, che non lasci indietro nessuno.
È una esortazione che va intesa nel contesto della crisi che viviamo e che ha posto in evidenza le disuguaglianze esistenti. Non possiamo accontentarci di adeguarci a un modello iniquo e insostenibile di vita economica e sociale in cui un’esigua minoranza possiede metà della ricchezza. La problematica della disparità economica e sociale è esplosiva e porta alle conseguenze che sono sotto i nostri occhi. Le migrazioni, i conflitti tribali, la proliferazione delle armi, l’instabilità politica, sono alcuni degli effetti delle disparità esistenti.
Ne vengono minacciate la pace, gli equilibri mondiali, le relazioni, lo sviluppo globale. Viene spontaneo chiederci cosa possiamo fare nel nostro piccolo, da una posizione di potere limitato. Se la preghiera sostiene la fiducia in un mondo solidale, i gesti quotidiani sono segno delle convinzioni che ci animano. Possiamo restringere le disuguaglianze che vediamo tra noi attraverso l’accoglienza reciproca, la solidarietà fraterna, la partecipazione a progetti di sviluppo e di inclusione. Affinché nessuno – almeno di quelli vicini a noi – rimanga indietro.