Anno 135 - Luglio-Agosto 2023Scopri di più
Non solo futuro
Don Livio Tonello, direttore
L’espressione “i giovani sono il futuro del mondo” non rispecchia le potenzialità delle nuove generazioni e nemmeno è rispettosa della loro dignità. Guardare in avanti e pensare che i giovani di oggi sono gli adulti di domani è corretto. Ma non va sottovalutata la potenzialità del presente. I giovani sono anche il presente, lo devono essere. Se ce li immaginiamo solo tra qualche anno, rischiamo di non considerarli per quello che sono. Hanno bisogno di spazio ora per diventare protagonisti domani.
I giovani sono il presente e sono il futuro: per questo vanno valorizzati con particolare attenzione. Sono tramontate le storiche proteste studentesche fine anni sessanta; sono venute meno le idealità politiche dei decenni successivi; c’è meno interesse per le problematiche sociali e democratiche. Tuttavia ci sono provocazioni che i millennial stanno inviando a una società di adulti nostalgici della propria giovinezza che tardano a lasciare. Il movimento ecologico di Ultima generazione, la protesta universitaria per il caro affitti, il Fridays for future... sono cronaca quotidiana.
Vogliamo che studino ma facciamo cassa offrendo alloggi a prezzi stratosferici; sogniamo di salvare il pianeta dal riscaldamento globale ma non rinunciamo ai combustibili fossili; auspichiamo per loro un pronto ingresso nel mondo del lavoro ma chiediamo esperienza. Ci vogliono anche le condizioni e non solo i proclami per dare effettiva valorizzazione ai giovani in vista del loro futuro... che in definitiva è anche il nostro. A conti fatti coloro che detengono le leve del potere sono solo gli adulti.
È ancora nelle loro mani la determinazione dell’avvenire. Ma auspici e appelli non bastano. L’evento della Giornata mondiale della gioventù che si svolge in questa estate a Lisbona, non rientra nei movimenti globali di contestazione. Evidenzia, tuttavia, la bellezza della vita e le potenzialità dei giovani con una maggiore profondità. È risaputo che queste straordinarie adunate ecclesiali hanno segnato la vita di tanti ragazzi. Sono nate relazioni, famiglie, vocazioni, progetti, speranze.
Ne hanno beneficiato le comunità cristiane di origine e la stessa società civile. La Generazione Z non è solo capace di protestare. Non tutti imbrattano muri o sfregiano le bellezze artistiche del nostro paese. Li abbiamo anche visti spalare fango nelle cittadine della Romagna colpite dalla alluvione. I giovani di Lisbona ci ricordano che il dissenso più vero è quello che sa assumersi delle responsabilità, matura uno stile di vita profetico, pone gesti di una dirompenza costruttiva.
Lo è stato per sant’Antonio, originario proprio di Lisbona, al quale la forte esperienza maturata nella sua giovinezza ha permesso di maturare scelte importanti per il suo futuro. Di questo sono capaci anche i nostri giovani! Ma diamo loro fiducia; approntiamo le condizioni per renderli partecipi delle decisioni; facciamoli sentire importanti oggi e non solo belle speranze del domani.