Anno 131 - Settembre 2019Scopri di più
Per chi suona la campana?
Don Livio Tonello, direttore
In Italia e in molte parti del mondo a settembre c’è una campanella che suona. Segna l’inizio della scuola. Nell’altro emisfero suonerà ugualmente, ma per sancire l’inizio delle vacanze. C’è sempre una campana che suona, grande o piccola. Ha il compito di avvisare, segnalare, invitare. Ci sono familiari il suono delle campane del paese, lo scampanellio dell’ultimo giro di pista, i rintocchi della torre civica. Oggi altri suoni scandiscono il tempo, ma permane il bisogno del richiamo e dell’avviso.
Lungo il cammino medievale della via francigena, all’imbrunire risuonavano i rintocchi della “smarrita”, la campana che segnalava la vicinanza dell’ospizio a chi era ancora per via. Lo scampanio che risuona tra le vallate montane o nelle pianure invernali ammantate di nebbia è ancora oggi segno di festa, di vittoria, di mobilitazione. Ma ha ancora gli stessi effetti? In verità la voce del campanile sembra sortirne pochi.
Segnali sonori e allarmi riempiono le città, rumori di fondo di una vita intensa e frenetica ai quali ci si abitua. Ogni segnale porta un messaggio, richiama un evento, riconduce a un impegno. Nessuno è legge a se stesso. Nell’etere risuonano inviti e proclami in abbondanza. Annunci molteplici da discernere perché non tutti indicano la via migliore. I media non riportano solo i fatti, veicolano idee, tendenze, anzi le determinano.
Era chiaro il suono della campana: a festa, a morto, di allarme, a scandire le ore... Le “campane e campanelle” che oggi risuonano vanno accolte con prudenza. È tutto amplificato, aumentato per fare notizia, per ottenere consensi. Un incidente diventa un disastro, una pioggia intensa un’alluvione, una critica appare un’offesa... e a scanso di equivoci l’allerta è posta sempre al massimo.
Per esempio, la percezione che gli italiani hanno della presenza straniera è distorta. Secondo il rapporto Eurispes del 2018 solo il 29% dei cittadini sa che l'incidenza di stranieri sulla popolazione è all'8%. Più della metà sovrastima la presenza di immigrati: per il 35% si tratterebbe del 16%, per ben il 25% addirittura del 24% (un residente su quattro). Solo il 31% valuta correttamente la presenza di immigrati di religione islamica che è del 3%.
Questo non semplifica i problemi, ma vanno affrontati per quello che sono. E lo stesso vale per altre realtà che risuonano nella coscienza a seconda delle campane che sentiamo. Provvidenziali quelle ascoltate dall’Innominato che hanno posto fine allo smarrimento della sua vita: «Quel rimbombo non accordato, ma consentaneo delle varie campane, quali più, quali meno vicine, pareva, per dir così, la voce di quei gesti, e il supplemento delle parole che non potevano arrivare lassù. [L’Innominato] Guardava, guardava; e gli cresceva in cuore una più che curiosità di saper cosa mai potesse comunicare un trasporto uguale a tanta gente diversa» (I promessi sposi, cap. XXI).
È il richiamo a una vita nuova, fino ad allora sconosciuta, la speranza di una possibilità di cambiamento offerta anche alla pecorella smarrita. È la voce di Dio che dice a tutti che è sempre lì, che aspetta, che attende ogni figlio, anche il più lontano.