Anno 134 - Settembre 2022Scopri di più
Problema o risorsa?
Don Livio Tonello, direttore
Si sente spesso parlare di problemi, di seccature, di grattacapi... e sovente in riferimento alle persone. Può una persona essere un problema? Il problema dei giovani, il problema degli anziani, il problema degli handicappati... È più corretto dire che le persone possono avere dei problemi, possono creare dei problemi, ma non che sono un problema. Le persone sono sempre una risorsa.
Lo sono le nuove generazioni, lo sono i pensionati, lo può essere perfino chi nella vita ha commesso errori. Il nostro linguaggio dice molto del nostro modo di intendere e di vedere le cose. Non sempre è corretta la modalità nella quale ci esprimiamo nei confronti delle fragilità. Per esempio, usiamo i termini handicappato, disabile oppure diversamente abile che sembra più delicato e promovente. La prima parola da usare è persona.
È la persona che va messa al primo posto invece che la sua disabilità. Chi non ci sente è una persona sorda; chi non ci vede è una persona cieca o ipovedente... Le persone possono avere dei problemi, ma non sono loro il problema. Non va identificata la persona con ciò che manca o che è inefficiente. Io non sono la mia disabilità: sono diverso da te, ma sempre in relazione. Insomma, siamo tutti dei pezzi unici, preziosi gli uni per gli altri.
E che dire della realtà giovanile? Ci riferiamo ai giovani come al futuro della società e per questo chiediamo che siano sostenuti e valorizzati. Dovremmo piuttosto dire che sono il presente, sono una possibilità già ora e quello che potranno essere un giorno dipende proprio da questo oggi. Se esiste un “problema giovanile” è certamente condiviso con gli adulti che sono coinvolti in crisi dal sapore adolescenziale: crisi affettive, ricerca di identità, bisogno di apparire, seguaci del mito dell’eterna giovinezza... Pure negli atteggiamenti assumono tratti giovanili (vestiti, mode, gusti…).
Le ricerche sull’età adulta riferiscono che l’adulto non è più un punto di riferimento, una figura che presenta un ideale di vita realizzata. Molti genitori si atteggiano ad amici dei figli ricercandone l’approvazione più che esprimere autorevolezza formativa. Altri mancano spesso di una solida statura morale e valoriale e faticano a incarnare un ruolo testimoniale e di guida. Le figure adulte che i giovani si trovano davanti sono spesso demotivate e poco autorevoli, incapaci di testimoniare ragioni di vita che ispirino tensione verso grandi ideali, che suscitino amore e dedizione.
I risultati li constatiamo anche sul versante religioso. Sono evidenti l’inceppamento dei meccanismi di trasmissione della fede e lo scarto etico tra il credere e le scelte di vita. La potenzialità delle nuove generazioni è tuttavia intatta e continua a essere una risorsa. I giovani sono una risorsa, così come tutte le altre identità umane che ci circondano. Valorizzare le persone nelle loro possibilità non è solo un impegno morale: è rafforzare l’identità umana e difendere la dignità che contraddistingue le creature che Dio ha posto al vertice della sua opera creatrice, considerandole “molto buone”.