Anno 132 - Dicembre 2020Scopri di più
Prosdocimo: il Vangelo e la brocca
Alfredo Pescante
Il sogno vagheggiato nel 1366 da Antonio Capodilista di erigere una nuova “pala” per l’altar maggiore di sant’Antonio trova realizzazione con Donatello che vi attende dal 1447 (è del 27 aprile il primo dei contratti superstiti) al giugno 1450 ricorrendo all’aiuto degli scultori Urbano da Cortona, Giovanni da Pisa, Antonio Chellini da Pisa, Francesco del Valente e del pittore Nicolò Pìzolo da Villaganzerla. Ultimo dei sei santi bronzei lavorati a tuttotondo dal De’ Bardi presi in esame è il greco Prosdocimo, inviato, secondo antica tradizione, dall’Apostolo Pietro a Padova per divenirne patrono e protovescovo, noto per aver battezzato la quindicenne santa Giustina, primo fiore del cristianesimo patavino. Anche il Nostro viene ripreso in tranquillo stato d’animo perché impegnato, al par degli altri cinque, in una “Sacra Conversazione” con la Vergine e il Bimbo. «Donatello, maestro insuperato nell’esprimere i più intimi affetti dello spirito umano – afferma la critica d’arte Cesira Gasparotto – nelle sculture dell’altare dà un saggio altissimo della sua arte. Raffigura Prosdocimo paternamente sollecito ad accogliere il popolo, cui dona la grazia santificante del Battesimo». Il Santo indossa il piviale fermato all’altezza del petto da una grossa fibula lucente, ricco di rifiniture dorate: le frange nella parte inferiore…
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