Anno 136 - Marzo 2024Scopri di più
Quaranta: il tempo della maternità
Don Livio Tonello, direttore
Quaranta è numero biblico altamente simbolico. Compare nella storia di Noè, accompagna la decisione di Isacco per metter su famiglia, scandisce il peregrinare di Mosè nel deserto, richiama i giorni della conversione di Ninive, gli anni del regno di Saul, di Davide e di Salomone... e via dicendo fino all’esperienza di Gesù nel deserto: la sua quaresima.
Quaranta: un numero che accompagna i momenti salienti dell’esperienza di fede del popolo di Dio in ogni tempo. Non solo in senso cronologico come somma di giorni, ma piuttosto di attesa, di prova, di speranza, una opportunità per decidersi: il tempo per generare qualcosa di nuovo. Curiosamente molti eventi della vita sono legati a questo numero, in particolare alla generatività: i giorni di attesa per una probabile gravidanza; le settimane di gestazione prima del parto; i giorni del recupero fisico ... i tempi che scandiscono la nascita della vita!
Ed è ciò che ci si aspetta dalla quaresima perché è il tempo che genera a una vita nuova, il tempo della maternità. Si tratta di una teologia tessuta nella carne da riscoprire e che ci fa rileggere i quaranta giorni quaresimali in chiave esistenziale, legata al mistero della vita di cui le donne sono prime custodi e mediatrici. È un completamento simbolico di tutte le numerazioni bibliche. Quaresima, un tempo di gestazione per far nascere quella creatura nuova che siamo chiamati a divenire in Cristo, morto e risorto. Non si tratta solo di una prospettiva morale (allontanarci dal peccato), di attivare un atto di volontà tramite un buon proposito (voglio cambiare vita) e nemmeno di una conversione “spirituale” (un cambiamento delle sole intenzioni)... Si tratta di accogliere questo tempo fecondato dalla Parola per far nascere in noi l’uomo nuovo.
Non solo per noi, ma per il creato intero, secondo le espressioni profonde e un po’ enigmatiche dell’apostolo Paolo rivolte ai Romani: Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino a oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo (Rm 8,22-23). Saranno sufficienti quaranta giorni?