Anno 135 - Luglio-Agosto 2023Scopri di più
R-estate creature!
suor Anna Maria Borghi
Per noi estate è per lo più sinonimo di vacanza! Non possiamo certamente attenderci da un uomo del XII secolo una simile associazione di idee... Possiamo però provare ad ascoltare qualche suggestione che sant’Antonio ci offre, raccogliendola da due passaggi dei suoi Sermoni. «Considera che nell’anno ci sono quattro stagioni, cioè l’inverno, la primavera, l’estate e l’autunno. L’inverno consuma, la primavera pianta e semina, l’estate miete e trebbia, l’autunno vendemmia.
L’inverno durò da Adamo fino Mosè, e in quel tempo tutto fu consumato, distrutto. […] La primavera durò da Mosè fino a Cristo, e in quel tempo la Legge fu per così dire seminata e impiantata, ed essa produsse soltanto i fiori, come promessa del frutto. L’incarnazione di Cristo portò l’estate, e fu il tempo nel quale il sole, che prima era coperto di nubi, era cioè nel seno del Padre, incominciò a splendere su di noi: e in quel tempo ci fu la mietitura e la trebbiatura. […] E poi ci sarà l’autunno, nel quale gli acini e le vinacce saranno gettate nello sterquilinio dell’inferno, e il vino raffinato sarà riposto nelle cantine del regno dei cieli».
Il sole, grande protagonista dell’estate, con lo splendore della sua luce richiama ad Antonio il mistero dell’incarnazione del Figlio, che illumina la sorte dell’umanità intera, affrettandola al suo compimento, alla sua maturazione, precisamente come il frutto della terra che matura e si dispone alla raccolta, alla mietitura e trebbiatura. E ancora: «Come nell’anno ci sono quattro stagioni: l’inverno, la primavera, l’estate e l’autunno, così nella vita di Cristo ci fu l’inverno della persecuzione di Erode, per la quale fuggì in Egitto; ci fu la primavera della predicazione […]. Ci fu l’estate della passione, della quale dice Isaia: “Col suo spirito di rigore ha preso le sue decisioni per il giorno dell’ardore” (Is 27,8). […] C’è infine l’autunno della sua risurrezione».
Il calore estivo ricorda ad Antonio l’ardore della passione di Gesù, che lo condusse alla consegna incondizionata a favore dell’umanità intera. Le stagioni sono figura della storia della salvezza e della vicenda del Figlio. Luce e calore dell’estate richiamano ad Antonio rispettivamente l’incarnazione e la passione di Gesù: la creazione gli “parla” di Gesù, rimanda a Lui, al Suo mistero. Non evocano, forse, le sue parole quelle del suo e nostro Padre Francesco nel Cantico delle Creature: «Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui; et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de te, Altissimo, porta significatione»? La creazione “significa” il Creatore: di Lui è segno, ce Lo segnala... ci istruisce del Suo essere per noi!
L’uomo moderno ha attinto altrove e diversamente il proprio sapere sul mondo e su di sé, che però – se assolutizzato – ne assottiglia la sapienza. Anche per questo Papa Francesco nella sua Enciclica Laudato Si’ ha sollecitato la Chiesa e l’intera umanità a una improrogabile conversione ecologica, che integri alle preziosissime conoscenze scientifiche «la coscienza di un’origine comune, di una mutua appartenenza e di un futuro condiviso da tutti» (LS 202) e, con essa, l’urgenza di modificare atteggiamenti e stili di vita, che implichino «gratitudine e gratuità, […] amorevole consapevolezza di non essere separati dalle altre creature, ma di formare con gli altri esseri dell’universo una stupenda comunione universale» (LS 220).
Il tempo estivo può essere particolarmente propizio per godere della creazione e delle relazioni al di fuori della prospettiva, a volte vorace, dell’utilitarismo, dell’attivismo e dell’efficientismo sfrenato; ci riconsegna l’opportunità di sperimentare la bellezza dell’inattività grata e riconoscente della Vita che in prima istanza ci è donata, e ci è donata condivisa nella nostra casa comune che è la Madre Terra, affidata anche alla nostra responsabilità e alla nostra cura!
Chiediamo anche a sant’Antonio di intercedere per ogni uomo o ogni donna tale sapienza antica per i nostri giorni, che rinnovi lo sguardo sul mistero dell’essere creature tra le creature, aperte alla vocazione di essere tutti – da sempre e per sempre – ricevuti strettamente vincolati gli uni agli altri dalla generosità del Creatore.