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“Rialzarsi”, una virtù pasquale

suor Anna Maria Borghi

Esiste una virtù “tipicamente pasquale”? Giocando un po’ con i significati delle parole forse potremmo pensare a una forza che risolleva, che fa rialzare, che rimette in cammino. Noi oggi infatti usiamo il verbo “risorgere” quasi unicamente per descrivere l’evento pasquale vissuto dal Figlio e partecipato nella fede a coloro che in Lui credono, ma la comunità dei credenti all’inizio dovette cercare tra le parole disponibili quelle che potessero “balbettare” un evento così del tutto inedito e le identificò in alcuni verbi greci che traducono l’italiano “alzarsi”, “risollevarsi”.

Dalla prostrazione della morte che umilia l’uomo alla rinascita che lo innalza di nuovo alla dignità di colui che può stare “ritto in piedi”, come “signore” della propria vita: questa è l’opera di Dio nel “passaggio” pasquale! Impropriamente ne parliamo come di virtù, perché primariamente rappresenta la disposizione di Dio nei nostri confronti; si tratta infatti innanzitutto di un dono, anzi potremmo dire del “dono” della Grazia per eccellenza, operata dalla potenza di Dio, che ci rimette in piedi, che riedifica la nostra vita.

Anche sant’Antonio nei Sermoni, commentando un passaggio profetico, così descrive la resurrezione: «Il Signore per bocca di Amos promette: “In quel giorno rialzerò la dimora di Davide che è caduta; riparerò le brecce delle sue mura e restaurerò ciò che era crollato” (Am 9,11). La dimora di Davide, cioè il corpo del giusto, che è caduto con la morte, il Signore lo risusciterà in quel giorno, cioè nella risurrezione finale; e allora riparerà le aperture delle sue mura, cioè le sofferenze e le tribolazioni delle sue membra, affinché non ci sia più in esse patimento alcuno. E poiché non c’è vera risurrezione se non si rialza ciò che è caduto, soggiunge: “E restaurerò ciò che era crollato”».

La resurrezione, anche dei corpi - perché tale è la fede professata dalla Chiesa - è dipinta come un’opera di riedificazione: il Signore appare, nelle parole di sant’Antonio, come un abile artigiano edile che rimette mano a una dimora andata in rovina e che, con accuratezza, provvede a restaurare e riparare ogni breccia, proprio come il medico scrupoloso risana ogni ferita con diligenza perché il dolore non sia più! D’altra parte un’immagine di Dio così riverbera spesso nelle azioni di Gesù: è Lui che “rialza” la figlia di Giairo con la potenza della sua parola: «Fanciulla, àlzati! La vita ritornò in lei e si alzò all’istante» (Lc 8,54-55)... lei che giaceva morta! È sempre Lui che, perdonando, restituisce vita e dignità a un paralitico: «Àlzati, prendi il tuo letto e va’ a casa tua» (Mt 9,6)! E ancora: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!» (Mc 10,49) declina come una resurrezione l’invito di Gesù al cieco di Gerico, che riacquistando la vista può ascoltarne la chiamata e seguirne i passi fino al dono di sé a Gerusalemme!

Se rimane indubbio che far risorgere sia decisamente opera dello Spirito di Dio in noi, permane a ciascuno la possibilità innanzitutto di riconoscere tale forza in atto ogni qual volta ci sentiamo come rialzati, risollevati, ogni qual volta sentiamo che dentro di noi riprendono vigore desideri di bene, sentimenti di benevolenza, di gratitudine... come se Qualcuno ci stesse rimettendo in piedi, riedificando! E in questo tempo pasquale possiamo anche esercitarci nella virtù di adoperarci a “rialzare” amici abbattuti, familiari delusi, a ridare vigore ai loro sogni con il nostro appoggio e la nostra vicinanza, a sostenere i nostri e altrui progetti generosi, perché sia Pasqua di resurrezione per tutti!