Anno 132 - Maggio 2020Scopri di più
Salve, Madre di misericordia!
Alfredo Pescante
«La Nostra Donna dell’altare maggiore del Santo è una altissima opera d’arte e una non meno alta testimonianza della spiritualità religiosa di Donatello, perché soltanto la fede e la preghiera possono aver ispirata una simile figura». Affermazione di Cesira Gasparotto, studiosa dell’arte e della storia di Padova, che ci apre uno spiraglio nella religiosità del mirabile scultore, aspetto poco considerato nella sua vita. Il bronzeo Crocifisso del Fiorentino non apparteneva alla primaria struttura dell’altare sulla cui iconografia, dai forti interessi mariani, si erano impegnati i dotti frati dell’epoca e il futuro papa Sisto IV. Il tema dell’Immacolata Concezione, dell’Incoronazione e della Redenzione, instillato dai santi Francesco e Antonio, era nei loro pensieri. L’iconologia dell’altare gira perciò attorno alla “Madre di Dio”. Non scalfisce la deduzione che il 13 giugno 1450, forse data d’inaugurazione dell’altare, sia stata celebrata la “Messa per sant’Antonio”, appositamente composta da Guillame Dufaye ed eseguita da nove suoi cantori di Cambrai. Maria è al centro del capolavoro: nelle vesti di “Regina’ con ricco abbigliamento e diadema brillantato da serafino (simbolo d’amore a Dio), il trono arricchito dalla testina di due sfingi (indice di sapienza) e nello schienale il bassorilievo di Adamo e Eva sotto l’albero del peccato…
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