Anno 132 - Luglio-Agosto 2020Scopri di più
San Ludovico d’Angiò
Alfredo Pescante
Se si chiede ai turisti e ai fedeli, in visita alla Basilica di Sant’Antonio di Padova, una preferenza tra le statue donatelliane dell’Altar maggiore, senza dubbio indicheranno san Ludovico. Motivo? Il personaggio, condotto con eccelsa maestria, finito in ogni sua parte, leggibilissimo, non presenta rappezzature o rifiniture da eseguire come nelle altre. Il terzo religioso francescano canonizzato (1318) dopo Francesco (1228) e Antonio (1232), piace poi in sé per l’esemplare vita di preghiera e carità nonché, afferma A. Vauchez, per il volto che avrebbe incantato gli abitanti di Tolosa (nella Francia meridionale) quando entrò come vescovo di quella città. Donatello eseguì questa scultura per prima (1448), conoscendo le caratteristiche del Santo già riprodotto in bronzo dorato, a Firenze (1425). Il Vasari ricorda: «Fu incolpato che fosse goffo e forse la manco buona cosa che avesse fatto mai, ma rispose che a bello studio tale l’aveva fatto, essendo egli stato un goffo a lasciare il reame per farsi frate». Questo nobile francese, figlio di Carlo d’Angiò, re di Napoli, rifiutò infatti il regno per il fratello Roberto, scegliendo di divenire frate, sacerdote e, nolente, vescovo di Tolosa. Morto nel 1297, ventitreenne, i Guelfi fiorentini lo elessero patrono della città. Normale dal…
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