Anno 136 - Ottobre 2024Scopri di più
Sarà vera riforma?
Don Livio Tonello, direttore
Se ne parla da tempo. Le aspettative ci sono dopo le fasi iniziali della consultazione sinodale avvenuta a più livelli. Ora è il tempo delle decisioni. Ottobre vedrà protagonista l’Assemblea dei vescovi nel secondo atto del Sinodo della Chiesa universale (2-27 ottobre). A novembre (15-17) la prima parte dell’evento assembleare della Chiesa italiana dopo le consultazioni diocesane dei tre anni pastorali precedenti.
Le realtà ecclesiali si sono espresse e c’è una convergenza di temi: riforma delle strutture, coinvolgimento dei laici e delle donne, sviluppo della ministerialità, nuovi linguaggi per i nuovi areopaghi moderni... Ma cosa ci si aspetta? Cosa cambierà? La questione di partenza è la rinnovata adesione al Vangelo e la capacità di annunciarlo all’uomo contemporaneo. Le due prospettive sono connesse. Affrontare la riforma della Chiesa nelle sue strutture, nelle modalità operative, nel modo di stare dentro la storia, sono argomenti ampi. Riformare significa dare un volto nuovo a un contenuto che rimane. Ma non che “tutto cambi perché nulla cambi”. L’attaccamento alle forme storiche non significa necessariamente fedeltà alla Tradizione. C’è tradimento anche quando non si cambia, perché manca la fedeltà alla contemporaneità. È questa la grande sfida: dare nuova forma al cristianesimo senza venir meno al Vangelo; essere discepoli del Signore nelle Galilee odierne.
Alcuni temi di cambiamento non sono condivisi. Vescovi e fedeli delle diocesi sparse per il mondo hanno tradizioni e mentalità culturali differenti. Diaconato alle donne, celibato dei preti, responsabilità giuridica ai laici, collegialità nelle chiese locali, riconoscimento dei ministeri battesimali... sono tematiche che hanno bisogno di essere ancora approfondite.
Quale riforma? I processi sinodali hanno sollecitato tutti i battezzati del mondo a interrogarsi e a dialogare. E questo è un passo importante per lo sviluppo della sinodalità, della corresponsabilità battesimale e per l’esplicitazione del senso della fede che è di tutti. C’è una riforma che parte sempre più “dal basso” facendo inclinare la piramide gerarchica che per secoli ha segnato buona parte della forma della Chiesa. È già un primo passo.