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Titus Brandsma martire a Dachau

suor Marzia Ceschia

Primo giornalista a essere canonizzato e martire del nazismo, padre Titus Brandsma, al secolo Anno Sjoerd (1881-1942), è stato profeta di pace e uomo di fede profondamente attaccato alla verità tanto da non accettare, a rischio della sua stessa vita, di cedere ad alcun compromesso che minasse la libertà di pensiero e di espressione. Nasce nei Paesi Bassi il 13 febbraio 1881, da una famiglia di agricoltori benestanti. Anno è il penultimo di sei fratelli (quattro femmine e due maschi) dei quali ben cinque entreranno nella vita religiosa. Frequenta il ginnasio dei Francescani: attratto dalla loro forma di vita, vorrebbe entrare nell’Ordine, ma non vi è accolto a causa della sua salute cagionevole. La sua vocazione trova invece accoglienza tra i Carmelitani, tra i quali emette i voti assumendo da religioso il nome del padre, Titus.

Personalità di intelligenza viva e brillante, segue i corsi di filosofia e teologia tra 1900 e 1905 e già nel 1901 pubblica il suo primo libro, un’antologia di testi di Teresa di Gesù tradotti dal francese. Ordinato presbitero il 17 giugno 1905, è inviato a Roma dove frequenta la Facoltà di filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana e corsi di sociologia presso l’Istituto Leoniano. Supera l’esame di dottorato il 25 ottobre 1909 e rientra in Olanda, dove è docente di matematica e filosofia presso lo studentato carmelitano. Nel 1912 fonda il periodico Karmelrozen (Rose del Carmelo) e pochi anni dopo, nel 1918, inizia a pubblicare in più volumi le opere di Santa Teresa d’Avila in lingua olandese. Nel 1923 gli viene assegnata la cattedra di filosofia e storia della mistica all’Università di Nimega dove resta fino al 1942, ricoprendovi anche il ruolo di Rettore Magnifico. Nel 1935 è nominato dall’Arcivescovo di Utrecht assistente ecclesiastico dell’Associazione dei giornalisti cattolici. Tra il 1938 e il 1939 tiene dei corsi all’interno dell’Università denunciando manifestamente la pericolosità dell’ideologia nazionalsocialista in ascesa. I vescovi della chiesa olandese, il 26 gennaio 1941, prendono decisa posizione contro i provvedimenti nazisti e padre Titus collabora fattivamente alla denuncia. Viaggia per visitare le redazioni dei giornali cattolici incoraggiando la resistenza alle pressioni del regime sulla stampa, sollecitando a mantenere una linea di libertà e di verità.

È arrestato, mentre sta facendo ritorno in convento, il 20 gennaio 1942: interrogato sulle motivazioni della sua opposizione al nazismo, non teme a dichiararle apertamente. Durante la prigionia trascorre il tempo redigendo una vita di santa Teresa: non avendo a disposizione della carta, scrive tra le righe di uno dei due soli volumi che gli era permesso di tenere, Jezus di Cyriel Verschaeve (l’altro volume era la vita di Teresa di Gesù scritta da Kwalkman). Di questa esperienza resta anche un diario, La mia cella.

Il 13 giugno 1942 è in viaggio insieme ad altri prigionieri su un carro bestiame alla volta di Dachau. È ucciso il 26 luglio con un’iniezione di acido fenico. All’infermiera che gliela praticò, prima di morire, regalò la corona del rosario che gli era stata confezionata da un internato. La donna, convinta nazista, gli fece notare l’inutilità di un tale dono per lei che non sapeva pregare. Padre Titus le rispose che sarebbe bastata l’invocazione “Prega per noi peccatori”. Quella stessa infermiera, convertitasi, sarà testimone al processo per il riconoscimento delle virtù eroiche del santo. Il 3 novembre 1985 papa Giovanni Paolo II lo proclama Beato e 15 maggio 2022 è canonizzato da papa Francesco; la sua memoria ricorre il 26 luglio.

Davvero egli con la sua testimonianza incarna la parola della Sapienza: « Le anime dei giusti... sono nelle mani di Dio» (Sap 3, 1). E diventano “mani di Dio” per altri.