Anno 132 - Marzo 2020Scopri di più

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Trecento volontari nel nome di Erwin

Laura Galimberti

Lo “spazio Erwin” nasce nel 2010 nella parrocchia Crocifisso dei Miracoli, affidata ai gesuiti a Catania. «Nell’inverno era deceduto un ragazzo svizzero senza fissa dimora, assiderato. Erwin appunto, molto noto a Catania» spiega p. Narciso Sunda, 47 anni, da maggio parroco della comunità. «Un fatto che ha interpellato nel profondo la realtà parrocchiale e aiutato a prendere coscienza del problema dell’accoglienza dei senza fissa dimora nella città. Catania ha un clima molto mite in quasi tutti i mesi dell’anno, ma in inverno diventa rigido e il freddo pungente».

Parte così lo spazio di accoglienza per i mesi invernali da dicembre a maggio, perché non ci fossero in città altri Erwin. Si risistemano alcuni spazi della parrocchia da destinare al progetto, forte di una risposta possibile da offrire insieme a tanti. I senzatetto attualmente accolti sono 12 in tutto (se si conta l’ospitalità dall’apertura dello spazio il numero sale a 400 persone!). Arrivano alle 19,30, si fanno la doccia e si cambiano. «In questi giorni abbiamo diversi siciliani, poi un giovane dal Pakistan, un indiano, uno del Burkina Faso, un rumeno, un polacco» spiega p. Narciso.

Sono segnalati dalla Caritas diocesana che li invia alla parrocchia, dove trovano un’ampia sala con armadietti personali in cui passare la notte, la possibilità di farsi una doccia, ricevere un pasto caldo e soprattutto di stabilire relazioni. Trecento i volontari che a turno preparano la cena. «Il gruppo o la famiglia disponibile prepara e viene a mangiare con loro» sottolinea. «Condividere un pasto è diverso dal porgere qualcosa e basta: è una dichiarazione di dignità e possibile amicizia. È spezzare il pane e la parola, dare spazio a una Parola più grande».

Gli ospiti non vengono lasciati mai soli. Alle 22,30 rimane per la notte il volontario di turno che dorme con loro per essere presente in caso di necessità. «Passo tutte le volte che riesco e trascorro un po’ di tempo con loro» confida p. Narciso. «È per me occasione e provocazione preziosa». Il più giovane ha 18 anni e il più grande 72. «Quando trovano lavoro o altre collocazioni, si trasferiscono e arrivano gli altri».

La stanza in cui dormono è a contatto con le aule studio messe a disposizione 7 anni fa dalla parrocchia per gli universitari: 3 sale, un info point, una sala ristoro per riscaldare il pranzo. Frequentatissime dai ragazzi, accolgono tutti, credenti e non. «Lavoriamo con loro dal punto di vista umano, per aiutarli a crescere come uomini e donne. Poi proponiamo, a chi lo desidera, gli esercizi per la vita ordinaria (EVO) e una scuola di preghiera.

Gli studenti universitari vivono con grande maturità il senso di questa presenza, come un rinnovato invito a vedere le proprie povertà. Proprio domani uno dei giovani coprirà il turno della notte e preparerà per loro la colazione al mattino». Tra i volontari anche Davide Ambrosini, giovane Scolastico: «Lo spazio Erwin opera su base esclusivamente volontaria grazie alla disponibilità e alla generosità di coloro che frequentano la nostra parrocchia e le nostre attività, anche universitarie. Per tutti noi è un incoraggiamento a crescere insieme nello spirito del Vangelo».

Così per i parrocchiani: «Conoscendo le diverse storie ci si rende immediatamente conto che saremmo potuti essere noi in quella condizione. Una povertà che noi stessi manifestiamo in altri spazi e settori della nostra vita. Nello stare insieme conosciamo poi altre sfaccettature del mondo. Sono i portatori di novità» li definisce Paola Palladina, responsabile dello spazio Erwin insieme all’avvocato Silvio Di Napoli. «Come i cantastorie di un tempo: persone che giravano e portavano novità attraverso i loro racconti aprendo scenari per noi sconosciuti».

Tra i ragazzi accolti oggi si fa festa. È il compleanno di uno di loro, Franco: «Mi trovo qui con gli altri ragazzi che come me hanno difficoltà» spiega. «Per me è un ritrovo di amici, persone nuove con cui condividere momenti difficili da una parte, ma anche di consolazione dall’altra. Arrivo da Licati e vorrei andare a lavorare nel Nord Italia nell’edilizia». «Un’ospitalità accompagnata dalla solidarietà di tutta la comunità, impegnata a individuare per loro anche prospettive di lavoro» aggiunge p. Gianni Notari SJ, coordinatore per la Sicilia e la Calabria della Compagnia di Gesù. «Vogliamo trovare strade che possono incontrare la sensibilità delle persone che in quel territorio ci interpellano».

Un’iniziativa che ha spinto fortemente la comunità nella sensibilizzazione all’accoglienza del diverso. «Per motivi migratori, economici, finanziari, separazioni molti finiscono in strada» conclude p. Narciso. «Accogliere la loro povertà è un’occasione per accogliere la nostra».